Caso Tartari, «Un bastardo, ha fatto solo del male. Dal dolore non dormo più»

La badante Rosy dopo l’arresto di Pajdek: «Ha rovinato mio figlio» FOTO

Rosy con il figlio Patrik Ruszo

Rosy con il figlio Patrik Ruszo

Ferrara, 7 ottobre 2015 - «Sono contenta che lo abbiano finalmente catturato. Ora spero che la giustizia faccia il suo corso. Quel bastardo non deve mai più uscire di prigione». Parole dure, impastate di rabbia e lacrime. A pronunciarle al telefono con voce rotta, è Ruzena Sivakowa, per tutti Rosy, l’ex badante dei vicini di casa di Pier Luigi Tartari e madre di Patrik Ruszo, 19enne slovacco in cella per l’omicidio del pensionato di Aguscello. Dall’inizio di questa terribile vicenda (FOTO), Rosy è sempre rimasta ai margini dell’inchiesta. Al momento non risulta ufficialmente indagata anche se la sua posizione è finita più volte al centro delle attenzioni degli inquirenti, che l’hanno sentita ben quattro volte. Quello che si cercava di capire è se avesse in qualche modo aiutato la banda o se fosse a conoscenza delle loro intenzioni e di quanto accaduto quella maledetta notte. Ma a quanto pare a suo carico non è mai emerso nulla di concreto. Sarebbe stato poi anche grazie al suo contributo che gli uomini dell’Interpol sono arrivati a Ivan Pajdek, l’ungherese di 51 anni, capo della banda di rapinatori. Proprio Rosy avrebbe infatti indirizzato gli inquirenti verso il paese della Slovacchia dove ‘Huber’ (questo uno dei tanti alias del capo) si trovava insieme alla cugina della badante, con la quale aveva una relazione. Dopo giorni di ricerche febbrili, il ‘terzo uomo’ è stato trovato proprio in casa della donna, dove probabilmente si nascondeva da diversi giorni.

Rosy, finalmente Pajdek è in carcere. Cosa prova?

«Sono contenta che lo abbiano finalmente trovato. Ringrazio tanto la polizia. Ora io mi affido a loro, sperando che facciano pienamente giustizia».

Lei ha dato un aiuto importante agli investigatori.

«Quello che ho potuto fare per aiutare l’ho fatto. Di più, non sono riuscita. Ma mi dispiace di non aver potuto fare dell’altro per quella povera famiglia».

Come si sente adesso?

«Dentro di me ho un dolore grandissimo, una sofferenza che non si può spiegare. I Tartari abitavano di fronte a me. Ma io non ho potuto fare nulla per loro».

Qualche settimana fa ci disse che suo figlio Patrik aveva fatto uno cosa tremenda, ma che non era un assassino. Ne è ancora convinta?

«Mio figlio non ha mai avuto problemi. Era venuto qui solo per guadagnare qualche soldo da mandare alla sua famiglia. Poi ha conosciuto quel bastardo».

Intende Pajdek?

«Sì. è stata tutta colpa sua. Quell’uomo ha rovinato tante persone e tante famiglie. Spero che non lo facciano uscire più di prigione. Ha portato mio figlio sulla cattiva strada. Per tutta la vita non ha fatto altro che del male».

Che idea si è fatta della terribile vicenda culminata nell’omicidio di Pier Luigi Tartari?

«Non capisco come si possano fare cose del genere. Quell’uomo è stato ucciso come un animale per nulla. È un dolore indescrivibile, che non mi lascia nemmeno più dormire».

Tra i responsabili c’era però anche il suo Patrik.

«La sua vita è sempre stata felice. Ha 19 anni, è solo un bambino. Voleva soltanto aiutare la sua famiglia e mandare qualche soldo alla compagna e al figlio. Poi è arrivato quel maledetto. Prima di conoscerlo non aveva mai avuto nessun tipo di problemi».