Morta dopo le botte dei rapinatori, una crudeltà inaccettabile

Il commento

Ferrara, 12 novembre 2015 - La sfida più difficile, di fronte a tragedie come quella occorsa a Cloe Govoni, morta a 84 anni dopo essere stata massacrata di botte da due delinquenti, è quella di non cedere alle strumentalizzazioni o ai facili populismi forcaioli. Tentazione alla quale - va detto - non hanno resistito i politici nazionali e di casa nostra, che si sono subito lanciati sul morto con roboanti dichiarazioni giustizialiste, venate di razzismo.

Tuttavia la rabbia è più che comprensibile perché se è grave essere aggrediti e pestati a sangue in casa propria, è moralmente e umanamente inaccettabile l’idea di una morte procurata ad una donna di 84 anni a suon di calci e pugni alla testa, allo sterno, al bacino.

Com’è possibile una bestialità del genere? Una totale assenza di pietà umana? E se è vero che la violenza non ha nazionalità, è vero anche che, spesso, tanta efferratezza è il tratto comune dei delitti commessi da persone provenienti dell’Est europeo, come insegna il caso Tartari e come non vogliono ammettere certi buonisti. Ferrara non è diventata improvvisamente insicura come un sobborgo di Caracas. Ma ora il problema sicurezza va affrontato seriamente, senza ideologia ma anche senza ipocrisie.