Un taglio di 15 centrimetri sulla testa, ecco come è morta Cloe Govoni

Delitto di Renazzo: depositati i risultati dell’autopsia. Fatali due violenti colpi alla testa

La rapina e l’orrore

La rapina e l’orrore

Ferrara, 7 febbraio 2016 - Insufficienza ‘multiorgano’ legata alle numerose percosse subite e in particolare a quelle che la hanno raggiunta alla testa. Nelle oltre 40 pagine della sua relazione, il medico legale Rosa Maria Gaudio ha chiarito le cause del decesso di Cloe Govoni, pensionata di 84 anni, avvenuto a cinque giorni dalla rapina violenta consumata nella villetta di Renazzo dove abitava con la nuora Maria Humeniuc, 53 anni. Cloe ha lottato fino all’ultimo dal suo letto del reparto di rianimazione dell’ospedale di Cona. Ma il suo cuore, già provato dall’età avanzata, non ha retto. Troppe e troppo brutali le botte ricevute dai rapinatori.

La perizia della dottoressa Gaudio si sofferma in particolare sulle percosse che hanno raggiunto la pensionata alla testa. Si tratterebbe di due colpi – verosimilmente pugni – particolarmente violenti che le hanno causato una ferita lunga circa 15 centimetri su un lato del cranio. Secondo il medico legale sarebbero state proprio queste lesioni a provocare i danni più gravi. Legato a quei colpi al capo sarebbe infatti anche il grave l’ematoma cerebrale a causa del quale l’anziana insegnante è stata sottoposta a due delicati interventi chirurgici. Difficile al momento attribuire una ‘paternità’ a quei pugni fatali. Finora infatti, le due persone arrestate per quei fatti (Leonard Veissel e Florin Grumeza, romeni di 26 e 22 anni assistiti dagli avvocati Fabio Chiarini e Lorenzo Muracchini) si sono sempre rimpallati la responsabilità delle violenze più efferate. Veissel, parlando con gli inquirenti, ha accusato l’amico di essersi accanito sulla donna mentre lui era «di sopra a cercare i gioielli». Di segno opposto invece la ricostruzione di Grumeza, che ha puntato il dito contro il compagno. «Leonard è entrato per primo – aveva detto al magistrato e ai carabinieri –. Ho sentito delle urla e poi l’ho visto colpire la donna».

I risultati dell’autopsia vanno ad aggiungersi a quanto emerso dalla consulenza del genetista forense Matteo Fabbri rendendo – se possibile – ancora più difficile la posizione dei due indagati. Il sangue delle vittime dell’orrore di via Lunga era infatti rimasto impresso sulle suole delle scarpe di entrambi. All’indomani delle verità rivelate dalle analisi sui resti di Cloe Govoni, il difensore dei familiari della 84enne, l’avvocato Salvatore Mirabile, ha parlato di un’aggressione condotta «in modo a dir poco barbaro». Il legale ha poi ammesso che quello emerso dalla perizia medico legale (notificata giovedì scorso) era «esattamente l’esito che ci aspettavamo». E che permette, nonostante le indagini non siano ancora ufficialmente dichiarate concluse, di ipotizzare qualche scenario futuro. «Riteniamo – ha chiosato Mirabile – che adesso la procura abbia tutti gli estremi per contestare diverse aggravanti. Siamo di fronte a una rapina aggravata, a lesioni gravissime nei confronti di Maria Humeniuc e all’omicidio di una donna anziana. L’auspicio è che si possa arrivare a una sentenza di ergastolo».