"Tasse mai pagate", commercialista rinviato a giudizio

Secondo l’accusa avrebbe intascato parte dei soldi per pagare le tasse versati dai clienti

Ferrara, commercialista rinviato a giudizio: nella foto la Guardia di Finanza (Bp)

Ferrara, commercialista rinviato a giudizio: nella foto la Guardia di Finanza (Bp)

Ferrara, 24 giugno 2016 - Ha ascoltato le parole del giudice senza battere ciglio, in un’aula rovente non solo per la temperatura, ma anche per la rabbia delle tante vittime. Erano le 12.30 di ieri quando il gup Piera Tassoni, dopo una lunga riflessione, ha disposto il rinvio a giudizio per Riccardo Schincaglia, 48 anni, commercialista accusato di aver truffato numerosi clienti (sono 39 le persone offese).

I suoi difensori hanno provato fino all’ultimo a far cadere l’impianto accusatorio sostenuto dal pubblico ministero Stefano Longhi, ribadendo la genericità delle contestazioni. L’ultimo attacco che però si è infranto contro il muro eretto dal giudice, che ha respinto tutte le eccezioni relative alla nullità dell’imputazione. Per il presunto commercialista ‘infedele’ si è aperto così la via del processo. La prima udienza è stata fissata per il 7 novembre davanti al giudice Debora Landolfi.

Svariate le accuse di cui Schincaglia dovrà rispondere: si va dalla truffa all’appropriazione indebita (497.800 euro, secondo i calcoli della procura), passando per i reati fiscali. Scontata la soddisfazione delle parti civili, presenti in massa in aula. «Siamo soddisfatti per la decisione del giudice – hanno commentato a caldo gli avvocati Simone Bianchi, Saverio Stano e Vincenzo Bellitti, difensori di alcune delle vittime –. Speriamo che l’ipotesi accusatoria venga confermata anche in giudizio».

Secondo le accuse, il commercialista, una volta ricevuti i soldi dai clienti per pagare le tasse, ne avrebbe intascata una parte, falsificando le scritture contabili. Uno stratagemma che, stando alle contestazioni, avrebbe fatto risultare i propri clienti a credito col fisco. In questo modo sarebbe riuscito a raggranellare quasi mezzo milione di euro. Nel frattempo però, alle presunte vittime, iniziavano ad arrivare cartelle esattoriali da capogiro (si parla anche di botte da 80 o 120 mila euro).

Cinque i capi di imputazione di cui dovrà rispondere. Nel primo, appropriazione indebita, Schincaglia è accusato di essersi fatto consegnare dai clienti i soldi per pagare le tasse, senza che queste somme arrivassero mai a destinazione. La truffa, secondo capo, sarebbe poi consistita nell’aver presentato modelli F24 a saldo zero, nei quali il commercialista indicava un’Iva quasi sempre a credito. Meccanismo che, secondo procura e fiamme gialle, avrebbe creato un grave danno all’erario.

Negli ultimi tre capi, Schincaglia è chiamato in causa per aver occultato scritture contabili (la cui conservazione era obbligatoria) e per dichiarazioni infedeli. Per le sue attività, come spiegano alcune parti civili, avrebbe infine fatto ricorso a «conti corrente personali o a lui riconducibili, conti cointestati e conti di clienti su cui aveva la delega». Il periodo finito sotto la lente della guardia di finanza è quello che va dal 2008 al 2013. La battaglia si trasferisce ora in dibattimento.