Mercoledì 24 Aprile 2024

Commosso saluto in Certosa a Giampaolo Lenzi

E il Comune accelera l’iter per l’intitolazione del Campo Scuola all’ex direttore della nazionale di atletica

Il maratoneta Salvatore Bettiol, in primo piano, rende omaggio al feretro del suo celebre allenatore

Il maratoneta Salvatore Bettiol, in primo piano, rende omaggio al feretro del suo celebre allenatore

Ferrara, 24 gennaio 2015 - Centinaia di persone alla Sala del Commiato della Certosa per l’ultimo saluto a Giampaolo Lenzi, l’ex direttore tecnico della Nazionale di atletica scomparso mercoledì all’età di 79 anni. Alla cerimonia hanno preso parte tanti protagonisti del mondo dello sport, con Olimpiadi e campionati del mondo nel proprio palmares; il ricordo ufficiale è stato affidato a Massimo Magnani, maratoneta ferrarese che deve a Lenzi non solo le proprie imprese sportive ma anche una crescita professionale che l’ha portato, ora, alla guida della stessa selezione azzurra di atletica. «Per me è stato un padre, un gigante», le parole commosse di Magnani.

Ma accanto alla moglie Vittoria, alla figlia Silvia ed all’adorato nipote, si sono stretti tanti nomi illustri, ad iniziare da Orlando Pizzolato, due volte vincitore della maratona di New York sotto la guida di Lenzi, e con la maglia di quel Cus Champion Ferrara che all’epoca era ritenuta l’«università della maratona». In Certosa anche Salvatore Bettiol, Laura Fogli, Fausto Molinari, Franco Boffi, Vittorio Fontanella, Emma Scaunich, Giuseppe Pambianchi; con loro anche atleti più giovani, che da Lenzi non sono mai stati allenati ma che sono cresciuti nel ‘mito’ del suo insegnamento. Un mito che deve trovare il giusto tributo; l’assessore allo Sport Simone Merli (raccogliendo idealmente lo spunto lanciato anche dal Resto del Carlino) ha annunciato che il Comune accelererà l’iter per l’intitolazione a Lenzi del Campo Scuola di via Porta Catena. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro con il prefetto Michele Tortora, per fare quello che è stato fatto, doverosamente, al Teatro Comunale dopo la scomparsa di Claudio Abbado. «Noi sentiamo la responsabilità forte e istintiva - ha detto Merli – di fare in modo che quella che è stata la sua casa, porti il suo nome e cognome».