Cona, la Procura presenta appello: "Accordi collusivi e perizie doppie"

I motivi in 126 pagine per rovesciare le 10 assoluzioni di primo grado FOTO Il processo

L'ex direttore generale Baldi e del direttore dei lavori Melchiorri

L'ex direttore generale Baldi e del direttore dei lavori Melchiorri

Ferrara, 3 settembre 2015 - Si muove la Procura, affila gli artigli e, con un malloppo di 126 pagine, presenta il piano. E con quello, davanti alla Corte d’appello, tenterà di fare saltare il banco ribaltando la batosta subita in primo grado (10 assoluzioni su 11 imputati) al processo sulla costruzione di Cona. Il pugno duro del pm Patrizia Castaldini è rivolto a chi l’ospedale degli scandali l’ha progettato, costruito, modificato, da Melchiorri a Malvezzi, da Fakes a Trabalzini, a Beccati, Saetti, Baldi, Benedetti, Rossi e Mezzadri. Nel piatto, manco a dirlo, sono due le portate che bruciano: le varianti e il calcestruzzo. 

Varianti. Sono la Pv4 e la Pv5, «un nodo fondamentale – scrive il pm – del processo». Che subito richiama la legge di riferimento, la 109 dell’11 febbraio ’94, laddove l’articolo 25 ne sottolinea le modalità di ammissione. Ovvero: per nuove disposizioni di legge, cause impreviste, l’uso di materiali migliorativi non esistenti al momento della progettazione, errori o omissioni del progetto esecutivo che pregiudicano la realizzazione dell’opera.

La Pv4 (gas medicali e altro), che avrebbe comportato «una maggiore spesa» di circa 3 milioni, «diversamente da quanto sostenuto dal tribunale, non prevedeva la realizzazione di lavori rispondenti ad esigenze dell’amministrazione e da sopravvenienze normative». Al contrario, «i lavori indicati erano necessari esclusivamente per supplire alle carenze del progetto esecutivo, fin dall’origine incompleto, non trattandosi di opere necessarie per circostanze sopravvenute ed imprevedibili al momento della stipula». Nell’atto vengono riportate decine di intercettazioni telefoniche, il magistrato parla di «errori di costruzione», «accordi collusivi tra gli imputati», «precarietà di elaborati progettuali iniziali» che hanno «snaturato le originarie pattuizioni contrattuali» attraverso le varianti in corso d’opera. Pv, continua la Castaldini, realizzate con valori «che eccedevano il 5% dell’importo originario del contratto pari a 137.235.617». Un illecito che doveva portare «alla risoluzione del contratto» e «ad una nuova gara». Ciò, invece, avrebbe prodotto un «ingiusto profitto» alla concessionaria Progeste, grazie alle due varianti del valore di oltre 7,5 milioni di euro. «Entrambe – aggiunge subito il magistrato – indebitamente, volutamente e strumentalmente utilizzate per fare lavori i cui costi non potevano essere sostenuti per esaurimento del budget».

La Pv5. Definita la «variante delle varianti», necessaria per realizzare impianti nei laboratori «previsti nella perizia 1», la costruzione di una pensilina di legno all’ingresso, un impianto audio video al centro congresso, «con una maggiore spesa di 4.820.976. «C’è la consapevolezza di Progeste/Consorzio Cona che le opere previste nella Pv5 non sono varianti ma sono pagate come tali».

Calcestruzzo. La seconda parte del documento è quasi tutta incentrata sul calcestruzzo. «Quello impiegato – l’Rck25 anziché l’Rck30 secondo la Procura – non garantisce la durabilità prevista dalle norme richiamate dal capitolato», con relativo danno economico.