Crac Coop, l’ultima sentenza. A rischio l’accusa principale: il falso

Attesissimo l’ultimo verdetto previsto per giovedì. Il procuratore chiede di riformare l’appello. Donigaglia e soci sperano. I retroscena a 13 anni dal fallimento

L’ex patron Giovanni Donigaglia in appello è stato condannato a 6 anni e 4 mesi

L’ex patron Giovanni Donigaglia in appello è stato condannato a 6 anni e 4 mesi

Ferrara, 28 giugno 2016 - Il giorno del giudizio, quello decisivo, è arrivato. La parola fine sul crac dell’ex colosso edile, la Coopcostruttori di Argenta, crollato nel 2003 con un cratere di oltre un miliardo di euro, terzo per grandezza dopo Parmalat e Cirio. Giovedì, infatti, dai giudici della Suprema corte di Cassazione, a partire dalle 10, è attesa la sentenza. E la speranza delle parti civili è che da Roma venga accolta la ricostruzione formulata dal procuratore generale Luigi Orsi. Nella sua requisitoria del maggio scorso lo stesso, infatti, aveva messo in discussione diverse delle verità giudiziarie emerse nei primi due gradi di giudizio. Una ricostruzione deflagrante, la sua, che aveva ribaltato come un calzino soprattutto la sentenza d’appello che il 2 aprile 2015 aveva portato alla condanna dell’ex patron Donigaglia (6 anni e 4 mesi), del suo vice Ricci Maccarini e dei dirigenti della Coopcostruttori. In particolare con la richiesta di cancellare l’accusa principale, quella di falso in bilancio «perché il fatto non sussiste». Ora, se la Cassazione accogliesse la tesi – diciamocelo, clamorosa e fin qui inattesa –, verrebbe riconosciuto quel principio morale cardine, fin dal primo giorno, delle difese. Ovvero che Donigaglia e compagni non avrebbero lavorato per dieci anni con l’intento di alterare i bilanci per frodare i soci. Perché mancando il falso in bilancio, crollerebbe ogni correlazione tra lo stesso e il dissesto e il fallimento della cooperativa Costruttori, alla fine, passerebbe quasi come un fallimento ‘normale’. Diverso il discorso legato all’emissione delle Apc, fino ad oggi il danno maggiore per i soci. Se, ad esempio, viene meno il falso ma tiene il capo C, quello delle azioni di partecipazione cooperativa per il quale il pg ha chiesto un ‘ripasso’ in Corte d’appello, i giochi per i truffati rimarrebbero aperti. Perché ciò che interessa agli stessi è la conferma dei presupposti per ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti. E quello delle Apc è uno di quelli. Ma se le valutazioni di Orsi sono positive per gli imputati al capitolo Coop, mettono invece in dubbio la legittimità della loro assoluzione per le consociate Progresso e Messidoro. L’unica apparente certezza, oggi, arriva dalla richiesta di confermare la condanna per la bancarotta Spal, quei 40 milioni serviti per la B che provocarono poi la disfatta. Tra due giorni la verità. L’ultima. Quella decisiva.

di Nicola Bianchi