Tre killer per giustiziare Vecchiatini. «Cristiano non si sentiva al sicuro»

Il precedente: il primo marito della compagna del 42enne di Tresigallo ucciso in Venezuela fu gambizzato

Cristiano Vecchiatini con la moglie Magallì

Cristiano Vecchiatini con la moglie Magallì

Ferrara, 1 ottobre 2014 - SEI COLPI sparati a bruciapelo da un killer, con accanto un complice su una moto accesa. Un agguato che in pochi istanti ha lasciato a terra in una pozza di sangue Cristiano Vecchiatini, 42 anni imprenditore di Tresigallo, assassinato in Venezuela venerdì sera. «Ma ad agire — dicono gli inquirenti — potrebbero essere state anche più di due persone». La polizia locale, con grande difficoltà, sta cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle e per dare risposte ad una vicenda che ha molti punti oscuri. «Una tesi ce l’hanno — spiegano dall’Ambasciata italiana in Venezuela —, ma al momento non è stato escluso ancora nulla perché il Paese è molto complicato e la violenza può esplodere anche per banali motivi». Un Paese dove, molto spesso, non ci sono regole e uccidere è quasi all’ordine del giorno. «Ma Cristiano — racconta la madre, Loretta Coreggioli — lo amava e lì voleva stare. In Italia, diceva sempre, non ci torno».  NEL 2006 aveva alsciato il Ferrarese e si era trasferito a Guanare dove aveva sposato una venezuelana, dalla quale aveva avuto due bimbi. La donna, in passato, visse già una terribile tragedia: il suo primo marito fu gambizzato e da allora è su una sedia a rotelle. A ricostruire i fatti della settimana scorsa è stata proprio lei. «Cristiano — il suo racconta — era tornato a casa verso le 21 di venerdì, era andato in farmacia per nostra figlia. Era arrabbiato ma non disse il perché. Pochi minuti dopo qualcuno ha suonato alla porta, lui è andato ad aprire e ho sentito gli spari». Un inferno di sangue, la scena che si è trovata davanti con i suoi bimbi. «Ho visto due uomini scappare in moto», ha poi aggiunto in lacrime. Per gli inquirenti all’origine potrebbe esserci una lite avuta con i killer prima di rincasare. «Ma bisogna capirne il motivo», spiegavano ancora dall’Ambasciata.  IN farmacia potrebbe essersi imbattuto in persone sconosciute con le quali ne sarebbe nato un litigio poi sfociato nel sangue. Oppure quelle persone Cristiano le conosceva e aveva un conto in sospeso? «Qualche tempo fa mi raccontò — ricorda un amico d’infanzia — che si era comprato una pistola perché non si sentiva sicuro, un fatto normale in un Paese violento come il Venezuela». La moglie ieri era di ritorno da Caracas, la capitale, dove è stata trasferita la salma del ferrarese, per sbrigare i documenti per il funerale. «Il tasso di omicidi in Venezuela — sussurra un altro amico del 42enne — è elevatissimo». Ma ancora più alto è il tasso di omicidi irrisolti e, cosa ancora più terribile, quelli nemmeno perseguiti.