Ferrara, 24 giugno 2010 - Ora c'è una data. La seconda, quella più importante. Il 17 maggio 2011 (il tutto, però, potrebbe slittare di qualche settimana) il caso di Federico Aldrovandi tornerà in un aula di tribunale. Davanti alla Corte d’Appello di Bologna dove la difesa si batterà per fare mutare la decisione di primo grado del giudice Francesco Maria Caruso che il 6 luglio dello scorso anno ha condannato (eccesso colposo in omicidio colposo) a 3 anni e 6 mesi i quattro poliziotti intervenuti, nell’autunno di cinque anni fa, in via Ippodromo quando morì il diciottenne.

Aldro - la cui vicenda è stata riproposta la settimana scorsa in un lungo servizio della trasmissione Complotti su La7 - era morto il 25 settembre del 2005, sull’asfalto appena fuori dal parchetto di via Ippodromo dopo una serata con gli amici. Gli agenti lo avevano trovato agitato, è stato raccontato in aula. Poi è successo quello che è successo: colluttazioni, manganelli rotti, calci, compressioni, ammanettamento violento per l’accusa; agitazione psico-motoria, droga e sindrome da eccitazione delirante, lui che aggredisce i poliziotti per la difesa. Ma dalla scorsa estate c’è un punto fermo. Pesante, pesantissimo: la condanna dei quattro poliziotti. Due minuti di silenzio, quel pomeriggio in aula: punto e a capo.

Colpevoli: Paolo Forlani, 48 anni, di Ferrara, Monica Segatto, 45 anni, di Padova, Enzo Pontani, 44 anni, di Occhiobello e Luca Pollastri, 39 anni, di Ferrara non solo sono stati condannati alla severa pena ma anche a risarcire la famiglia. In sede civile si agirà separatamente; il giudice ha disposto poi il pagamento delle spese processuali (che chiaramente sono altissime, dal momento che l’inchiesta si è prolungata per due anni e il processo idem) e immediate provvisionali per 300mila euro (100mila ai genitori, 50mila al nonno e al fratello).
Ora ecco il secondo capitolo della vicenda che ha travolto l’intera città. Tra meno di un anno l’appello. Il conto alla rovescia è già cominciato.