Ferrara, 9 ottobre 2010 - Due milioni di euro ai genitori e al fratello del ragazzo ucciso il 25 settembre 2005 a Ferrara durante un controllo di polizia. Lo Stato riconosce un risarcimento milionario alla famiglia di Federico Aldrovandi, in cambio lo Stato chiede alla famiglia di non costituirsi parte civile nei procedimenti ancora aperti.

L’accordo tra le parti è stato raggiunto due giorni fa. “Sono soddisfatto dal punto di vista professionale, si tratta di una ammissione di responsabilità di indubbia valenza - ha spiegato uno dei legali della famiglia, Fabio Anselmo, - ma anche dispiaciuto dal punto di vista umano, avrei voluto essere in appello”.

Le responsabilità penali restano ovviamente in capo agli imputati. I quattro poliziotti di pattuglia quella mattina sono stati condannati in primo grado per eccesso colposo in omicidio colposo, e altri tre loro colleghi sono stati condannati per il depistaggio delle indagini (per un quarto il processo è ancora in corso).

«È un altro passo: una tragedia così non si chiuderà mai, Federico non ce lo restituirà mai nessuno, ma l’importante è che la sua memoria sia quella giusta. Quello che mi interessava era far sapere quello che è successo, e questo è un obiettivo raggiunto». Questo il commento della madre di Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti che continua: «Non è solo una questione economica, ma un segnale importante dopo una battaglia durissima, che lo Stato stesso si faccia portavoce, promuova un avvicinamento alla famiglia, è una bella cosa».

Per il legale c’è la soddisfazione professionale ma anche il rammarico dal punto di vista umano di non essere parte in appello.

 Patrizia Moretti aggiunge: "La nostra idea è costituire una associazione affinché fatti come questi non si ripetano mai più: ci abbiamo pensato lo scorso 25 settembre, nel quinto anniversario della morte di mio figlio. Il nostro è uno scopo propositivo - conclude la mamma - lo Stato ci ha dato una grande risposta, vorrei questa fosse una strada da seguire».