Ferrara, 27 novembre 2010. «Ora la sperimentazione potrà essere avviata. Il via libera da parte del comitato etico è definitivo». Il punto fermo è stato segnato. E adesso gli studi del professor Paolo Zamboni potranno partire a Ferrara, nella sua città.

Il comitato etico dell’ospedale Sant’Anna, infatti, ha approvato il protocollo della sperimentazione promossa dalla Regione per la diagnosi e il trattamento della Ccsvi (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica), la patologia che secondo gli studi fatti dal medico ferrarese sarebbe associata in un alto numero di casi all’insorgenza della sclerosi multipla. I tanti ammalati e le famiglie che da tempo lo sostengono possono così tirare un sospiro di sollievo. Si erano battuti con forza. Anche la trasmissione tv Le Iene era intervenuta con un servizio per ‘sbloccare’ gli indugi. E il momento è arrivato.

«Ora le moltissime persone che sono interessate a questi trattamenti verranno valutate per capire se sono idonee o meno alla sperimentazione», spiega Aurelia Guberti, presidente dell’organismo cui è stato affidato il compito di valutare l’affidabilità scientifica dell’indagine. Le liste sono lunghissime. E lungo lo lo stivale saranno circa 500 i pazienti coinvolti dal protocollo. Sarà diviso in due fasi: un accertamento di tipo diagnostico e la verifica dell’esito terapeutico dell’intervento cosiddetto di ‘liberazione’, che prevede la disostruzione di alcune vene della testa e del torace. La stenosi dei vasi impedirebbe il normale deflusso del sangue determinando l’insorgenza della Ccsvi.

Lo scopo della sperimentazione di Paolo Zamboni è proprio quello di accertare se esiste un vero legame tra Ccsvi e la sclerosi multipla. Ma l’intuzione del medico ferrarese non convince tutti gli specialisti. Specialmente i neurologi che, negli ultimi tempi, hanno dichiarato i loro dubbi. A questo proposito il ministro della Salute, Ferruccio Fazio convocherà prima di Natale un tavolo scientifico per sciogliere le incomprensioni metodologiche e di merito, messe sul piatto.

Parallelamente, a livello nazionale, sta partendo anche lo studio promosso dall’Aism-Fism, sempre focalizzato sulla Ccsvi, ma con un approccio limitato all’aspetto epidemiologico e diagnostico (manca l’ intervento terapeutico). Il medico ferrarese ha partecipato alle fasi iniziali di questo progetto, ma poi ha abbandonato il comitato scientifico spiegando che «nel protocollo non sussistono le condizioni che renderebbero efficace e scientificamente attendibile l’indagine promossa dall’Aism». Un’indagine che a fronte di 900mila euro di finanziamento coivolge 2mila pazienti in 35 centri di ricerca.

L’associazione italiana sclerosi multipla, intanto, si schiera: «Nessun dubbio sul rigore scientifico dello studio epidemiologico e multicentrico in corso». Ma, raccomanda «di non sottoporsi all’operazione se non all’interno di studi clinici controllati e di non affidarsi a cliniche private». E ancora: «Lo studio di Aism sulla relazione tra Ccsvi e Sm è stato messo a punto dal professor Zamboni e da scienziati di fama internazionale».

L’associazione ha creato il primo tavolo di confronto fra il professor Paolo Zamboni e la comunità scientifica che si occupa di sclerosi multipla, dando avvio al percorso di ricerca che include sia lo studio epidemiologico multicentrico partito questo mese, sia la preparazione di quello ‘clinico controllato’ di cui verrà presto tagliato il nastro in Emilia Romagna. Aism dichiara inoltre «piena disponibilità a finanziare lo studio clinico controllato» ma «sta ancora attendendo di ricevere dal professor Zamboni la richiesta di finanziamento».