FERRARA, 6 FEBBRAIO 2011 - «MENTRE la scienza fa il suo corso, i malati chiedono risposte. Quelle che il professor Paolo Zamboni ha già dato». Cura, speranza e sollievo corrono sullo stesso binario quando si è ammalati di sclerosi multipla. Nicoletta Mantovani, classe 1969 e vedova di Luciano Pavarotti, lo è da circa vent’anni. E oggi lotta con forza insieme ai 60mila italiani affetti dall’oscura patologia. Mettendoci la faccia, il cuore e tutta la sua grinta. Appoggia con forza la ricerca e la sperimentazione di Paolo Zamboni, professore ferrarese che sta cercando di dimostrare la correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi) e la sclerosi multipla.
«Perché è vergognoso che gli ammalati si stiano operando in tutto il mondo, a loro spese, tranne che nel Paese in cui è stata fatta la scoperta».
 

Si tratta di un’angioplastica?
«Zamboni si è accorto che quasi il cento per cento dei malati di sclerosi presenta un restringimento, torsione o blocco definitivo di quelle vene che dovrebbero servire a drenare il sangue dal cervello. Questo lo ha spinto a credere che la Ccsvi possa essere una causa della sclerosi multipla».
 

In Italia sono ancora tanti gli scettici.
«L’assenza di risposta dalle istituzioni del Paese fa sì che un numero sempre più alto di malati vada a farsi operare all’estero in strutture improvvisate, senza garanzie etiche. Io non andrò via, sono italiana e starò al fianco del professor Zamboni, per essere operata qui».
 

Ma è in lista d’attesa?
«Lo sono da un anno e mezzo. Dopo l’approvazione del comitato etico, stiamo aspettando che parta lo studio Brave Dreams (sogni coraggiosi, letteralmente, ndr) in vari centri italiani. Ma mancano i fondi».
 

E voi li state cercando?
«Stiamo raccogliendo tutte le forze disponibili per fare una raccolta. L’intero progetto sperimentale costa circa due milioni e mezzo. In parte è già stato finanziato ma non è sufficiente. Il nostro obiettivo, mi rendo conto, è molto ambizioso».
 

È presidente onorario dell’associazione ‘Ccsvi nella Sclerosi Multipla – Onlus’, di che si tratta?
«L’associazione è nata il 9 aprile 2010 per dare visibilità al movimento di malati che, a partire dalla pubblicazione della ricerca del professor Paolo Zamboni e del dottor Fabrizio Salvi, in pochi mesi si è manifestato in Internet».
 

Un vero e proprio esercito che ora conta più di 30mila iscritti.
«Sì, siamo in tanti. È ovvio che quando un malato non si sente più rappresentato dall’associazione di patologia, cerchi di muoversi in un’altra direzione».
 

Che cosa intende?
«Noi siamo spinti da una grande speranza. Lottiamo contro la casta della neurologia, quella delle case farmaceutiche... Ma se anche l’Aism avesse ascoltato di più i malati questa associazione non sarebbe mai nata. Perché i pazienti non devono essere abbandonati, anzi chiederemo che nei centri in cui partirà la sperimentazione nascano progetti specifici per loro, perché vengano sottratti al mercimonio e alle speculazioni private che si stanno verificando».