Ferrara, 28 giugno 2011 - DOVRA’ accertare se Marian Robertin Popescu abbia corso pericolo di vita. Valutare, poi, il numero di colpi di fucile «incassati», la loro direzione, la distanza del suo aggressore nel momento in cui ha premuto il grilletto. E per farlo il gip Silvia Marini, il 4 luglio, incaricherà il medico legale Alessandra Bergonzini. Per quella stessa giornata ha disposto, in incidente probatorio, che il rumeno di 29 anni, ancora ricoverato in terapia intensiva, venga ascoltato per ricostruire cosa è successo la notte del 15 giugno in via Linarola quando Daniele Bianchetti, 56 anni di Portomaggiore, sparò perché impaurito e stanco per i continui furti subiti. L’uomo, difeso dall’avvocato Fabio Anselmo, è indagato per tentato omicidio.

LA TESTIMONIANZA del rumeno, come spiega in maniera molto precisa il gip, deve essere «necessariamente» assunta in tempi brevi, «essendovi fondato motivo» di ritenere che la sua presenza in Italia, in quanto privo di stabili legami (dimorava in un casale di campagna con molti altri connazionali, aveva dato le dimissioni dal lavoro e aveva già prenotato il biglietto per il viaggio di ritorno in Romania) «non sia garantita per il futuro».
L’indagato, stando a quanto emerge dal suo precedente interrogatorio, in lacrime si sarebbe giustificato sostenendo di non poterne più dei furti subiti in casa propria. Così, quella notte, insospettito e impaurito dalla presenza di Popescu e di un suo connazionale, imbracciò il fucile, legalmente detenuto, e dalla finestra fece fuoco.

«MA non volevo fargli del male — ha sempre detto —, volevo intimorirli». Il colpo (o i colpi) passarono da parte a parte una mano del rumeno per poi conficcarsi nello stomaco. Popescu, trascinandosi su se stesso, riuscì a raggiungere un’abitazione di via Linarola per chiedere aiuto. Davanti ai militari riferì poche parole, ovvero di essere stato centrato dal proiettile partito da un’arma lunga. Poi crollò, esanime. Subito dopo venne trasportato al Sant’Anna dove si trova ancora ricoverato.

ORA servirà ascoltare la sua verità per «cristallizzarla» e utilizzarla in un futuro dibattimento. L’udienza si celebrerà in tribunale dove il rumeno verrà accompagnato dai carabinieri. Qualora non compaia senza indurre nessun legittimo impedimento, chiosa il giudice, «sarà disposto l’accompagnamento coattivo».