Ferrara, 26 settembre 2011 - «MAI più un caso Aldrovandi. Mai più un caso Cucchi. Mai più un caso Uva. Mai più un caso Ferrulli». Lo gridano dal palco della sala Estense (in occasione del dibattito Il reato invisibile. La tortura: una lacuna nella legge italiana) Patrizia, Ilaria, Lucia e Domenica, insieme nel giorno del sesto anniversario della morte di Federico, davanti a un centinaio di persone. L’inizio è choccante: un video di 6’ ripercorre le vicende di ‘Aldro’, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva e di Michele Ferrulli. «Il reato di tortura — comincia Patrizia, mamma di Federico — purtroppo ci ha riguardato tutte quante da vicino. Stasera vogliamo fare un passo avanti, fare qualcosa perché ciò che è successo non accada mai più». Ad unire tutte le tragedie è anche lo stesso difensore, l’avvocato Fabio Anselmo.

«I processi sono influenzati dai media e se ne creano, in questo modo, due paralleli, importanti e difficili in uguale misura. L’informazione ci dà la possibilità di tenere alta l’attenzione su una particolare vicenda. Il caso Aldrovandi, purtroppo, non è isolato bensì è un problema sociale, politico, culturale. Esiste una norma, che si chiama tortura e che in Italia, purtroppo, non esiste e non certo per una dimenticanza. In altri paesi un caso come quello di Federico si sarebbe concluso con condanne da 30 anni fino all’ergastolo. Da noi 3 anni e 6 mesi».
Dure le parole di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che ha voluto replicare a Franco Maccari, segretario generale del Coisp, intervenuto ieri in merito alle polemiche sulle celebrazioni del patrono della polizia. «Farebbe bene a tacere — dice — perché chi non ha provato un dolore così non può dire che giustizia è stata fatta. Ma quale giustizia? E che ne sa lui. Nessuna giustizia può ridare a una madre il proprio figlio. Eppure Patrizia ha una dignità che lui non conosce e un rispetto nei confronti della sua categoria. Rispetto che a lei e al suo dolore non è stato dato».

«Oggi — ha infine concluso il giornalista Filippo Vendemmiati, autore del film E’ stato morto un ragazzo sul caso di Federico —, a 6 anni dalla tragedia, possiamo affermare che quel 25 settembre 2005 è stato ucciso un ragazzo. Ci sono due sentenze che lo dicono, la seconda ha inoltre rafforzato quella convinzione e la Cassazione non potrà entrare nel merito».