Ferrara, 20 ottobre 2011 - Sclerosi multipla e Ccsvi: il caso e’ ancora aperto, ma si aggiungono nuovi dati contrari all’ipotesi dell’angiologo ferrarese Paolo Zamboni, che ha teorizzato un legame fra sclerosi e insufficienza venosa cronica cerebrospinale e un possibile beneficio dell’intervento di angioplastica.

Sembrano smorzare la tesi anche i risultati preliminari dello studio multicentrico italiano Cosmo, finanziato dalla Fondazione italiana per la ricerca sulla sclerosi multipla (Fism) proprio per mettere la parola fine a una diatriba seguita non solo dalla comunita’ scientifica mondiale, ma anche da centinaia di migliaia di malati. I primi risultati sono stati anticipati dal neurologo Giancarlo Comi, co-coordinatore della ricerca, ai giornalisti italiani ad Amsterdam, a margine del V meeting congiunto Ectrims/Actrims dei comitati europeo e americano per la ricerca e la cura della sclerosi.

Lo studio, ancora in corso, coinvolge complessivamente 2 mila persone fra malati di sclerosi multipla (1.200), pazienti con altre patologie neurologiche (400) e individui sani (400). Finora sono state esaminate con ecodoppler 700 persone, e “la frequenza di Ccsvi e’ stata confermata in meno del 10%”, riferisce Comi, direttore del Dipartimento neurologico e Istituto di neurologia sperimentale dell’Irccs San Raffaele di Milano, che guida la ricerca con il collega di Genova Gianluigi Mancardi. Questa percentuale, chiarisce lo specialista, e’ emersa esaminando sia malati di sclerosi, sia pazienti con altre patologie, sia persone sane.Secondo Comi, gia’ con l’analisi ad interim di Cosmo “si e’ completamente sgonfiata l’ipotesi che la Ccsvi sia una causa o una significativa concausa della sclerosi multipla”.

Piu’ cauto il presidente della Fism, Mario Alberto Battaglia, convinto che prima di comunicare qualsiasi messaggio sia fondamentale arrivare ad analizzare tutte le 2 mila persone, arruolate in una quarantina di centri della Penisola con un investimento da parte della Fondazione pari a 1,4 milioni di euro: “Duemila e’ il numero minimo - tiene a precisare Battaglia - per avere una potenza statistica che ci permetta di dare una risposta definitiva alla questione”.

Battaglia sottolinea dunque come il caso sia ancora aperto: "L'unico messaggio che vogliamo dare, contenuto anche in un poster presentato al congresso Ectrims/Actrism, e' che lo studio Cosmo puo' proseguire. L'analisi ad interim e' servita solo per arrivare a questa conclusione: si deve andare avanti. Entro fine anno sara' esaminato tutto il campione di 2 mila persone, e agli inizi del 2012 prevediamo di comunicare i reali risultati definitivi. Sono attesi da tutta la comunita' scientifica internazionale - evidenzia il presidente Fism - Solo l'Italia ha avuto il coraggio di lanciarsi in uno studio di questo tipo, il piu' grande studio epidemiologico e multicentrico, che prevede un impegno enorme".

La critica principale che i sostenitori della teoria Zamboni muovono alle indagini contrarie al legame fra sclerosi multipla e Ccsvi riguarda la metodologia di indagine. Ma i promotori dello studio Cosmo si sono voluti mettere la riparo da ogni polemica sul tema, disegnando "un impianto rigoroso - insiste Battaglia - in cui la valutazione dei referti e' centralizzata e concepita in modo tale da eliminare il rischio di interpretazioni soggettive". Le teorie sostenute da Zamboni, quest'anno assente al summit di Amsterdam, non smettono pero' di suscitare le speranze dei malati di sclerosi. A questi pazienti da' voce l'Associazione nazionale Ccsvi nella sclerosi multipla onlus.

"Per i malati che ritengono di non poter attendere gli anni necessari alla conclusione degli studi di fase III", l'Associazione chiede "la possibilita' di effettuare sin da ora il trattamento della Ccsvi associata a sclerosi nell'ambito del Ssn, in strutture dedicate che prendano in carico complessivamente il paziente, assicurando gli accertamenti polispecialistici pre e post intervento, la valutazione neurologica, l'intervento in mano esperta, l'adeguato follow clinico-funzionale, la fruibilita' dei dati a fini epidemiologici-osservazionali". Al meeting di Amsterdam, con oltre 7 mila partecipanti da tutto il mondo, sono numerose le presentazioni che indagano sul possibile legame tra Ccsvi e sclerosi multipla. Tra queste anche un paio di ricerche italiane. La maggior parte dei risultati illustrati tende a ridimensionare in modo sostanziale il ruolo dell'insufficienza cerebrospinale venosa cronica nella patogenesi della sclerosi.