Ferrara, 17 febbraio 2012 - «Siamo nei guai...». Inizia così l’atto di contrizione del sindaco Tiziano Tagliani, dopo la scoperta dell’errore — compiuto dall’Ufficio Tributi del Comune — sull’Ici degli immobili di proprietà della Chiesa. Esaminando la richiesta dei Radicali relativa a un elenco riferito genericamente alla Curia («un guazzabuglio assoluto: molti sono di privati, uno di un’immobiliare, tanti di enti e fondazioni non associati alla Diocesi», spiega il sindaco), il Comune ha dato per esenti molte strutture per le quali invece l’imposta sugli immobili viene pagata regolarmente. Addirittura due (Gesuati e Cenacolo) inseriti dai Radicali nel video diffuso da YouTube, suscitando l’ira della Diocesi.
 

Ieri in un clima di forte imbarazzo, il sindaco Tagliani e l’assessore alle Finanze Luigi Marattin si sono presentati alla stampa per chiarire. E per genuflettersi: anche di fronte a un emissario della Curia che ha filmato le loro dichiarazioni. Non si sa se per inserire anche queste su YouTube, per proiettarla nelle messe domenicali o com’è più probabile per mettere agli atti l’ammissione di un errore tanto grossolano. «I nostri uffici avrebbero dovuto verificare con più attenzione la richiesta dei Radicali — prosegue il pentimento di Tagliani —: ciò ha causato qualche guasto. Nel tentativo di dare una risposta veloce, non c’è stata un’adeguata verifica». Sarebbe bastato poco per scoprire che il Seminario paga complessivamente 23,261 euro annui di Ici (dei quali 10,860 per l’hotel dei Gesuati), e che anche Il Cenacolo di via Fabbri, utilizzato come bed & breakfast, versa 1093 euro in quanto immobile storico. Ed anche nell’elenco degli ‘esentati’, ammette il sindaco, «molti pagano l’Ici: ci siamo sbagliati in maniera macroscopica». Al punto che ora l’assessore Marattin non si dice «più sicuro della validità delle cifre di introito date nei giorni scorsi...».
 

Una gaffe clamorosa. E se Marattin e Tagliani accettano «ogni responsabilità politica», poi scatta la reazione sugli autori materiali dell’errore: «Se sbagli gravi vengono compiuti da un lavoratore del privato, vi sono conseguenze gravi: decurtazione di stipendio, fino al licenziamento per la vituperata giusta causa — tuona l’assessore —, se lo stesso errore capita nel pubblico, non accade nulla». Marattin non generalizza: «I lavoratori pubblici sono stati a lungo ingiustamente bistrattati, ma deve finire anche la sostanziale irresponsabilità per gli errori commessi». Pronto perciò a valutare la propria... penitenza politica, Marattin chiude dicendo di aver chiesto «al sindaco e al direttore generale di assumere provvedimenti conseguenti».