Ferrara, 5 marzo 2012 - «Serve una mappatura aerea del territorio per individuare tutte le coperture in eternit ancora esistenti. Serve l’impegno ad aggiornarla ogni anno, così da ‘depennare’ chi ha provveduto allo smaltimento e alla bonifica e controllare che le operazioni siano avvenute nel massimo rigore. Se non lo faremo, oltre alle morti di mesotelioma, continueremo ad assistere ad altri decessi. Tutti silenziosi».
 

E’ la proposta che Alberto Alberti, presidente della sezione ferrarese Aeac (Associazione esposti amianto e altri cancerogeni), rivolge alle istituzioni. «L’ultima mappatura — cita ad esempio — è di oltre 10 anni fa e riguarda gli edifici pubblici, quando una grande quantità di amianto è invece presente in quelli privati, garage, capannoni, tetti». In tutte le strutture costruite prima del ’92, quando fu introdotta la legge («oggi più che mai vecchia e certamente non esaustiva») che ha impedito l’utilizzo dell’amianto e imposto misure di decontaminazione. Alberti condivide il recente protocollo sottoscritto da Provincia, Comune, Ausl Arpa, Aato 6, Cna e Confartigianato per incentivare imprese e singoli alla bonifica. Lo ritiene tuttavia insufficiente. «Presuppone una coscienza che non tutti hanno — motiva —. Bisogna insistere, potenziando da un lato la responsabilizzazione del singolo, come stanno facendo gli Enti. Inasprendo dall’altro le sanzioni, con una legge nuova». Nell’attesa, sembra dire, facciamo almeno la pianta.
 

Nei giorni scorsi l’Aeac ha compiuto un anno. Ma soprattutto, in un anno, ha visto ‘passare’ oltre 300 persone — per lo più ferraresi —, «occupati ed ex occupati del settore chimico, edile, meccanico, che chiedono assistenza e informazioni in materia sanitaria e previdenziale». Cittadini in cerca di ragguagli anche su altre patologie legate all’esposizione all’amianto. Non ‘solo’ il mesotelioma maligno, di cui la provincia di Ferrara (dai dati regionali estrapolati dall’apposito registro e diffusi nei giorni scorsi dall’assessore regionale, Carlo Lusenti) è seconda in Emilia Romagna dopo Reggio Emilia, con una incidenza di 3.6 casi ogni 10mila residenti, «ma anche altri tumori — chiarisce Alberti —, come quello al polmone e al rene, che non vengono inseriti nel registro obbligatorio al momento del riscontro e possono pertanto essere ritenuti d’altra origine».
 

L’Aeac, una sede in città la sta ancora aspettando: «La avremo a breve», annuncia Alberti. Intanto usufruisce di locali messi a disposizione dal Comune di Occhiobello, a Santa Maria Maddalena, ma per Alberti fa poca differenza, perché la sua opera di sensibilizzazione non ha confini territoriali. Quel che conta, per lui, sono i numeri: nel ferrarese, dal 1996 ad oggi, ci sono stati 164 decessi per mesotelioma. «All’appello — rimarca — mancano però le morti per cancri correlati». Soprattutto su questi Alberti vuole squarciare il velo. Il Presidente rivela che il trend di chi si rivolge all’Aeac sta crescendo, in queste settimane, con la sentenza di condanna dell’Eternit dello scorso febbraio, «che accusando i vertici del colosso ha fatto comprendere alla gente di avere diritti, che vanno rispettati». Inutile negare che chi contatta l’Aeac ha paura. Paura soprattutto di arrivare ‘tardi’.
 

«Noi indirizziamo quanti hanno necessità di sottoporsi ad esami alle Medicine Legali di Pisa e Siena e all’Istituto Ramazzini di Bologna. In particolare con quest’ultimo — anticipa — stiamo attivando uno studio epidemiologico su persone che hanno lavorato al Petrolchimico di Ferrara». Intanto, si punta alla divulgazione pubblica, anche allacciando rapporti con le singole istituzioni. Info, www.aeac-fe.com.