Ferrara, 5 marzo 2012 - “Sono smarrito, penso ancora che non sia vero: non riconosco Beppe Grillo in quelle parole”. Non si capacita Valentino Tavolazzi, consigliere comunale a Ferrara del Movimento 5 stelle, espulso dal movimento questa mattina con un post firmato da Grillo e pubblicato sul suo blog. “Non c’è motivo- scuote la testa Tavolazzi- oppure ci sono ragioni che mi sfuggono. Mi si dice che ho danneggiato il movimento, chiedo la lista dei danni: mi sembra finora di aver fatto solo grandi battaglie civili, che hanno dato grandi risultati politici”. In altre parole, “sono allibito e sono deluso, perchè Grillo e io siamo amici. Ci siamo sentiti anche ieri sera, abbiamo parlato di Rimini, ma non mi ha detto una parola dell’espulsione”. Il motivo della cacciata di Tavolazzi è proprio la convention nazionale organizzata dagli attivisti dell’M5s in Riviera, ieri e sabato.
 

“Non era un’iniziativa complottista o separatista- assicura Tavolazzi- ma nata dal basso. Io non sono un organizzatore, ma ci sono andato e ho difeso l’iniziativa che era stata criticata da Grillo. C’era un clima positivo, si e’ discusso di proposte nate dal basso che dovranno poi essere condivise dalla rete”. Insomma, il consigliere comunale di Ferrara è stato espulso dall’M5s in veste di frondista. A far decidere Grillo in questo senso è stato, con ogni probabilità, il commento lasciato su Facebook da Tavolazzi in difesa della convention romagnola. “Sono a Rimini e sono contento di partecipare a una iniziativa bella, pacata, di confronto sincero su temi vitali per il futuro del movimento- scriveva sabato il ferrarese- la sede non è deliberante, è un confronto su proposte che vengono approfondite e votate per valutarne il gradimento. Essere contrari a questo non ha alcun senso”.
 

Nel post di Tavolazzi, in effetti, non mancano critiche anche pesanti all’indirizzo di Grillo. “I temi selezionati in rete per il programma di lavoro sono proposte- spiegava l’espulso dall’M5s- e quelli apparsi fughe in avanti o fuori contesto non sono stati votati. Una proposta non e’ mai colpevole, se non e’ condivisa viene cancellata. Nè può essere il pretesto per etichettare una iniziativa come partitocratica (così Grillo aveva bollato l’iniziativa di Rimini, ndr) o per non partecipare. Non capisco l’accanimento contro iniziative di questo tipo”. Tavolazzi assicurava anche di non aver “percepito nessun astio o pregiudizio contro Beppe o Casaleggio (il braccio destro del comico, ndr). Ho già detto che in tal caso non avrei partecipato o non sarei rimasto”. Dall’evento di Rimini, invece, è emersa “con forza la domanda di strumenti di confronto e di decisione sui temi di politica locale e nazionale”.
 

In discussione c’erano alcune proposte sull’organizzazione, il processo decisionale e la selezione dei candidati all’interno del movimento. Ma qualcuno ha posto anche il tema della scelta del leader, forse in alternativa a Grillo. “Se non saremo capaci di realizzare una vera democrazia diretta nel movimento non potremo proporla nella società- sosteneva Tavolazzi- Rimini è la prosecuzione del Democracy day di Ferrara, esperimenti di democrazia diretta che dimostrano una loro validità e potenzialità di estensione all’intero movimento. Delegittimarle senza conoscerle e’ un errore. Nessuno, tanto meno Beppe, puo’ attribuire etichette da separatisti o da presunti fondatori di partiti o peggio da ribelli che mirano all’espulsione dal movimento di chi lo ha fondato”. Tavolazzi chiedeva dunque di fermare “polemiche inutili, sospetti e paure. Il movimento sta crescendo in fretta e il confronto leale è l’unico anticorpo contro la trasformazione in un partito come gli altri”.