Ferrara, 25 maggio 2012 - DOPO la doccia gelata dell’altro giorno — quando il premier Mario Monti ha promesso «un condono» dell’Imu e uno stanziamento di appena 50 milioni di euro — quelli piovuti ieri da Roma (91 milioni quest’anno e 69 l’anno prossimo) sono una prima, seppur ancora parziale, risposta alle esigenze di un territorio il cui panorama spazia ormai solo su aziende rase al suolo, cittadini senza casa e negozi chiusi per sempre. Eppure, non si riesce a non avere un moto di solidarietà per la presidente della Provincia ferrarese, Marcella Zappaterra, che congedandosi con un silente ministro per i Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, non ha trattenuto uno sfogo: «Le visite di solidarietà sono molto gradite, ma ci piacerebbe che fossero accompagnate con ricette concrete per uscire da questa situazione di emergenza». Almeno si inizi a parlare di sbloccare il patto di stabilità che vincola le amministrazioni, permettendo di mettere a frutto quei (pochi) soldi che sono rimasti nelle casse pubbliche in tempi rapidi. Almeno il ministro dica che cosa intende fare per aggiustare — una su tutte — la torre lesionata del Castello di Ferrara, patrimonio dell’umanità. Le sfilate di auto blu che percorrono a tutta velocità le vie acciottolate del centro medievale producono un rumore sordo, simile al boato del terremoto.

 

AVREMMO fatto volentieri a meno di vedere queste terre su tutti i tg nazionali e, comunque, ormai i riflettori si stanno spegnendo. Ma la situazione resta drammaticamente immutata: occorrono interventi strutturali e visioni di lungo periodo. Servono risposte concrete che vadano al di là delle semplici parole di cordoglio.

di Erica Zambonelli