Ferrara, 31 marzo 2012 - Due biglietti, lasciati sul tavolo della cucina, con scritto a penna la sua terribile volontà. E un sms inviato alla figlia. Fatto questo, ha stretto le mani al collo di Ludmila Rogova, 43 anni, finendo il suo respiro per poi puntarsi una pistola alla testa lasciando partire un colpo secco. Mentre la donna è morta soffocata, Giuliano Frezzati, 66 anni pensionato, fino a ieri notte era ancora vivo, ricoverato in un letto dell’ospedale Sant’Anna, in condizioni disperate. Copparo, in un attimo, diventa teatro di una tragedia orribile con ancora alcuni punti da chiarire, in particolare il movente che ha spinto un uomo, descritto come buono e mite, ad agire in quel modo.


Lo scenario è quello di via Fermi, piano secondo di una vecchia palazzina al civico 1. Lì, da poco più di un anno, vive da solo Giuliano Frezzati, copparese, separato con due figli. Qualche tempo fa aveva conosciuto Ludmila Rogova, ucraina e regolare in Italia, due figli di 6 e 16 anni. Lui l’aveva assunta come badante per accudire l’anziana madre.

«Piano piano — dicono i vicini — si era molto attaccato a quella donna, le voleva molto bene». In via Fermi 1, Ludmila veniva tutti i giorni a trovarlo: «Era gentile, — ricorda una signora — sorrideva e salutava sempre». Ma negli ultimi tempi, nel loro rapporto qualcosa si era rotto. C’è chi afferma che Ludmila voleva tornarsene in Ucraina dai figli («il più grande sta crescendo da solo il fratellino di sei anni») e quella sua decisione aveva sconvolto Giuliano tanto da portarlo a continui litigi.

«Da qualche giorno — ricorda Francesco, suo amico da oltre 40 anni e vicino di condominio — lo vedevo strano, non era lui. Sempre silenzioso, rideva poco». L’ultima volta è stato visto ieri verso mezzogiorno rincasare. «Ha lasciato la bicicletta sotto il palazzo ed è salito nell’appartamento».

Lì, tra quelle quattro mura, ha messo in atto il suo piano. Secondo gli inquirenti, il decesso dell’ucraina sarebbe avvenuto tra le 15 e le 16, l’allarme è stato dato alle 19,20 dalla figlia. A lei, il babbo, aveva inviato un messaggio sul telefonino, letto però molto tardi. In quelle poche parole, così come sui due biglietti ritrovati in cucina, vi sarebbe impressa la sua devastante decisione. Ludmila è stata ritrovata sul letto, con ogni probabilità strangolata.

Accanto il corpo esanime di Giuliano, in una pozza di sangue. Con una pistola di piccolo calibro (regolarmente detenuta), sequestrata nella stessa stanza, si è sparato un colpo dritto al capo. Ma il suo intento suicida, non è finito come voleva. I medici, fino a ieri notte, stavano facendo ogni cosa per salvargli la vita, nonostante le sue condizioni gravissime. Nessuno, nel palazzo, pare aver sentito nulla. «Eravamo in casa — aggiunge Francesco — ma non ci siamo accorti di niente. Che tragedia, non ci voglio credere». Fino all’alba sono proseguiti i rilievi dei carabinieri del Reparto operativo assieme ai colleghi del Norm e della Stazione di Copparo, coordinati dal pm Nicola Proto. Dall’inizio dell’anno è il quinto omicidio.
 

Nicola Bianchi