Ferrara, 26 giugno 2012 - “Sfatiamo questo mito. La giustizia non è uguale per tutti. Cambiano le persone che comandano questo Paese, ma non cambia la mentalità. Se il ministro degli interni, piuttosto che tacere, ritiene opportuno esprimersi in maniera vaga anziché compiacersi per la vittoria della giustizia, quella vera, una volta tanto”.

Questo afferma in una nota Ilaria Cucchi, sulla vicenda delle offese alla madre di Federico Aldrovandi e sulla sentenza della Cassazione che ha confermato le condanne per i poliziotti che fermarono il giovane a Ferrara.


“Cosa dovremmo pensare noi? Che siamo soli - continua la Cucchi - E ancora una volta qualcuno ce lo ha dimostrato. Ma niente e nessuno riuscirà a farci desistere dal nostro bisogno di giustizia. I nostri cari non sono morti per un puro caso, ma per colpa di chi avrebbe dovuto tutelarne i diritti. E nessuno può chiederci di far finta di niente. Lo sappiamo bene quanto è e sarà dura”.

“E sappiamo anche bene che possiamo confidare solo su noi stessi, sul nostro avvocato e angelo. E sul coraggio di Patrizia. Che ha cresciuto un ragazzo fantastico, che sarebbe stato accanto a lei per tutti i giorni della sua vita, se quattro assassini non avessero deciso di portarlo lontano da lei”.

La Cucchi poi aggiunge: “Noi sappiamo cosa significa lottare momento dopo momento per una giustizia che si da per scontata ma che molto spesso non lo è. Noi sappiamo quanto è importante per noi, e per quelli come noi, che finalmente e definitivamente coloro che hanno tolto la vita a un ragazzino che non aveva fatto niente di male siano stati giudicati colpevoli”.

“Questa è la giustizia in cui vogliamo credere. Questo ciò che da a noi la speranza di andare avanti. Questo ciò che è riuscita a fare, da sola, Patrizia Moretti. Per la sua famiglia, per Federico che ora le sorride da lassù ma che mai nessuna sentenza potrà restituirle. Ma anche per l’intera collettività. E per noi, che senza il suo coraggio non avremmo mai trovato la forza necessaria per intraprendere battaglie di simili dimensioni”.

Più avanti Ilaria Cucchi sottolinea: “La nostra realtà politica non ci aiuta. Troppo presi evidentemente a fare leggi su misura per loro. Ignorando quali sono i problemi veri della gente comune. Gente che per merito della nostra giustizia riesce a fatica a far emergere realtà scomode, grazie solo ed esclusivamente alle pubbliche denunce. Quelle rivolte alla gente normale. Quelle che fanno indignare il vicino di casa e l’impiegato dell’ufficio postale, che solo in quel momento assumono consapevolezza dei soprusi che avvengono ogni giorno nell’indifferenza generale. Perché fa comodo a tutti non parlarne. Così. Come se niente fosse successo. Perché parlarne vuol dire mettere in discussione l’intero sistema”.