Ferrara, 25 settembre 2012 - «Il terremoto ha condizionato moltissimo una situazione già in difficoltà». La presentazione del settimo rapporto sul mercato del lavoro nella provincia di Ferrara è un concerto di disappunto. Perché i dati del primo semestre del 2012 parlano chiaro: crescono i disoccupati (di circa 4.100 unità, pari al 14,5%), cresce l’incertezza per il futuro e si faticano a trovare elementi positivi, all’interno delle tabelle che vedono quasi unicamente il segno ‘meno’ davanti a ogni voce.

I lavoratori disoccupati iscritti ai centri per l’impiego al 30 giugno scorso sono 32.627; in maggioranza donne (il 57,3%). E sono già 3.991 i nuovi ‘nominativi’ (nei primi sei mesi dell’anni) ai Cpi. Alcuni però, spiegano gli esperti, «non sono realmente in cerca di un’occupazione», ma lo fanno perché cercano eventuali vantaggi (esenzioni ticket, iscrizioni agevolate agli asili, borse di studio).

In questi casi, però, l’anagrafe conta parecchio. Il 52,3% delle persone disoccupate ha più di 40 anni, il 21% tra i 33 e i 40, il 26,7%, invece, sono lavoratori maggiorenni con meno di 32 anni; mentre i minorenni sono solo lo 0,1% del totale.

Significativa anche la distribuzione sul territorio dei vari Centri per l’impiego: il 41,4% dei lavoratori disoccupati (oltre 13.500 unità) è iscritto a Ferrara, il 19,5% nel Basso Ferrarese, il 20,7% nel Medio e il restante 18,3% nell’Alto Ferrarese. Sul totale il 20,4% di chi non ha lavoro è straniero.

Ma le cifre, però, sono ancora più allarmanti se si va a ritroso fino al 2008. L’incremento tra il numero di disoccupati al 30 giugno 2012 rispetto alla stessa data del 2008 è allora di 12.200 unità (+59,9%); predominante per gli uomini (+77,4%). In ogni caso l’aumento è generalizzato e tocca ogni angolo del nostro territorio. Nell’ultimo quadriennio in ognuno dei 26 Comuni ferraresi è dilagata la crisi. E, di conseguenza, la perdita del lavoro. Doppie cifre che parlano da sole: Ferrara (+58,1%), Copparo (+56,1%), Argenta (+51,3%) e Bondeno (+40,7%); ma ancor più negativi per Codigoro (+63,6%), Portomaggiore (+67,6%) e Comacchio (+69,9%).

Un altro capitolo dolente si chiama ‘cassaintegrazione straordinaria’. E fa rima con sisma. Da gennaio a giugno sono state 202 le imprese che hanno fatto ricorso a strumenti di sospensione dal lavoro con causali di crisi produttive (186 sulla ‘deroga’ regionale e 16 sulla Cigs per l’industria), con 4,245 lavoratori potenzialmente coinvolti. I comparti più colpiti? Meccanica, edilizia, logistica e tessile.

Uno scenario «non incoraggiante», come commenta Carlo Alberto Roncarati, presidente della Camera di commercio. Perché «il crudo realismo», dice, «non induce a essere ottimisti». Perché «non si tratta di un raffreddore passeggero». Ma queste sono le cifre. Niente sconti. E, ora, «ce la dobbiamo fare».

Benedetta Salsi