Ferrara, 19 ottobre 2012 - IL ‘METODO Zamboni’ divide. Le polemiche non si fermano, a una settimana dalla bocciatura dell’Aism, l’associazione italiana sclerosi multipla, della innovativa cura dell’angiologo ferrarese Paolo Zamboni, ormai conosciuto in tutto il mondo. La sua teoria si basa sul collogamento tra la malattie e il Ccsvi, l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Lo studio Cosmo dell’associazione ha evidenziato che il 97% delle persone con sclerosi multipla non ha la Ccsvi. L’associazione ‘Ccsvi nella sclerosi multipla Onlus’ ha dichiarato l’inattendibilità della ricerca.
 

Lorenza Gionchetta, 61 anni, vive a Ferrara ed è affetta da sclerosi multipla da quasi trent’anni.
Perché difende il metodo Zamboni?
«Quando facevo volontariato nell’Aism, c’era un ragazzo che ha smesso dopo un po’ per l’aggravarsi del suo stato. Tempo dopo, vado ad una cena, lo incontro e non lo riconosco. Era rinato: camminava, aveva ripreso a giocare a tennis, a guidare la macchina. è stato il metodo Zamboni a guarirlo».
Lei quando ha scoperto di essere malata?
«Avevo 30 anni, mi hanno fatto visite su visite, ma non capivano cosa avessi. Stavo sempre male. Dopo 10 anni mi viene una emiparesi destra. Ricordo bene che mio marito mi stava guardando, io sono crollata a terra».
Perché non si sottopone alla cura anche lei?
«Vorrei tanto farlo, ma non è stato ancora possibile. Farò di tutto per provare la terapia del professor Zamboni».
Ha molta fiducia?
«Certo. Pensi che all’estero tanti fanno la corte al professore, ma lui vuole rimanere legato all’Italia. Vuole insegnare ai medici italiani questa cura».
Perché, secondo lei, l’Aism, ha disincentivato il diffondersi del ‘metodo’?
«La cura che ti propongono oggi costa 2970 euro a scatola. La scatola ha circa 28 pastiglie. La cura Zamboni costa in tutto circa 3mila euro. Spero che i soldi non c’entrino niente».
E poi non è detto che faccia effetto.
«Io non voglio che mi tolgano la speranza. Vivo costantemente con la paura del futuro. Per me futuro significa tra un ora o due, perché non sai mai quando gli effetti della malattia si possono verificare».
Cosa significa convivere con questo male?
«Per me significa non avere la forza di fare niente, significa dislessia, problemi agli occhi, non potere più andare in bici, dover smettere di lavorare (facevo l’infermiera), e tanto altro».
L’Aism l’ha chiamata per partecipare allo studio Cosmos?
«No, la dottoressa del Sant’Anna mi ha detto che non mi avrebbero chiamato».
Sa il perché?
«Non ufficialmente. Quando ho detto di avere la sclerosi multipla e anche la Ccsvi, non mi hanno neppure chiamato».
Cosa ne pensa delle terapie ‘tradizionali’?
«Hanno molti effetti collaterali (spasticità, spossatezza, parestesia, depressione, vertigini), per benefici temporanei».
 

Daniele Modica