Ferrara, 2 gennaio 2013 - TRA I SUOI... genitori c’è l’ingegnere ferrarese Luciano Fadiga, direttore del dipartimento di Fisiologia Umana; tra i suoi estimatori ci sono big del calibro del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e della cancelliera tedesca Angela Merkel, che hanno voluto farsi ritrarre assieme a lui. Ora I-Cub, il ‘robottino’ nato dalla collaborazione tra l’Università di Ferrara e altri centri di ricerca (tra cui la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova), è seduto su una specie di trono a Mosca. Ed attende l’esito di una selezione fondamentale: I-Cub (ribattezzato dagli scienziati il baby robot per le sue dimensioni) è l’unico progetto italiano finalista del bando promosso dall’Unione Europea per la realizzazione di un ‘robot badante’. In palio un finanziamento da 1 miliardo di euro.
 

IL BABY ROBOT, fin dalla sua prima versione, ha mostrato potenzialità sorprendenti: simula infatti il comportamento di un bambino di circa due anni, compiendo gesti e provando «emozioni» dettate dall’istinto e non dal sistema informatico. Tre anni fa il primo... vagito ufficiale, proprio a Ferrara; assemblato in tutte le sue parti, il prototipo è stato sottoposto per una settimana intera a test condotti nel laboratorio di Fisiologia Umana; alto originariamente 90 centimetri, è dotato di led luminosi che accendono letteralmente le singole parti del volto rendendo riconoscibili le varie espressioni, dai moti di gioia alla perplessità sino alla tristezza. Ma soprattutto, come hanno evidenziato i progressi degli scienziati, I-Cub impara e cresce, anche in altezza: con 1 metro e 4 centimetri (per 22 chilogrammi di peso), oggi pagherebbe anche il biglietto sull’autobus. Le sue doti non sono frutto soltanto dei computer: I-Cub, sottolinea Fadiga nel dossier del ‘baby robot’, è in grado di «riconoscere volti e oggetti, interagire con l’ambiente circostante in modo istintivo, trasformare l’istinto in apprendimento e razionalità». Ama giocare, soprattutto con una pallina rossa ed un polipo blu di plastica.
 

CARATTERISTICHE che, oltre a conferirgli un’istintiva simpatia, lo rendono oggi la frontiera più avanzata degli studi sull’intelligenza artificiale. In attesa del verdetto degli esperti di Bruxelles, sta maturando anche sotto il profilo delle doti fisiche: la camminata è ormai quasi naturale, si orienta con disinvoltura nello spazio, riesce a seguire le direzioni e sa anche evitare gli ostacoli che incontra nel proprio cammino. Ancora non parla in maniera fluente (la voce è ‘robotica’, il tono è neutro) e non è in grado di riprodurre il ciclo sonno-veglia degli esseri umani, ma anche così non teme la concorrenza dei suoi rivali giapponesi e statunitensi. Altri cinque ‘nemici’ si aggirano invece nei centri di ricerca europei: decisi a strappare al ‘baby robot’ dal cuore (pardon la faccia) ferrarese, il tesoretto con cui crescere sino a diventare strumento per lavorare in ambienti ostili o addirittura svolgere il ruolo di assistente sanitario e domestico. Da robot a ‘badante’, appunto.
 

Stefano Lolli