Ferrara, 22 gennaio 2013 - “Scontare i 6 mesi di pena residua in carcere sarebbe un segnale positivo, di trasparenza e un monito anche per chi abbia a commettere questi fatti in divisa”. Cosi’ Lino Aldrovandi padre di Federico, parla ai cronisti a margine dell’udienza davanti al Tribunale di sorveglianza di Bologna dove i 4 agenti condannati per l’omicidio colposo di suo figlio si sono presentati con i propri legali per chiedere misure alternative al carcere.

“Io non sono contro la polizia ma contro chi ha disonorato il corpo” aggiunge Lino Aldrovandi. “Credo ancora nello Stato, e’ ed e’ stato un percorso faticosissimo, ma non siamo stati lasciati soli” prosegue il padre di Federico parlando di “una tristezza grandissima perche’ -aggiunge- in questa vicenda abbiamo perso tutti, noi genitori e le istituzioni”.

“Mi aspetto che i giudici leggano le parole scritte nelle tre sentenze di condanna, in cui si parla di ‘schegge impazzite in preda al delirio’ e che dimostrano che qualcosa non e’ andata” rimarca Aldrovandi specificando che ad ogni modo “se anche ci fossero cento anni di condanna non ci sarebbe giustizia, la sola giustizia sarebbe che tornasse indietro Federico”.

Secondo il padre del ragazzo morto per le percosse subite durante il controllo di polizia, nel 2005 a Ferrara, “le responsabilita’ personali vanno pagate, e noi chiediamo che questi agenti non vestano piu’ la divisa”. Un aspetto disciplinare per il quale si dovra’ aspettare la decisione della commissione preposta e che dovrebbe pronunciarsi a marzo. Quanto invece all’aspetto giudiziario Lino Aldrovandi ha rivolto il suo “ringraziamento ai giudici che hanno fatto il massimo che potevano fare”.