Ferrara, 5 maggio 2013 - «Ah, ecco...». Fedora Quattrocchi, dirigente di ricerca tecnologo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, non si mostra sorpresa dall’ennesima scossa tellurica nel Ferrarese. «C’è un’attività sismica costante nel vostro territorio, così come in Umbria, nel Pollino, in Garfagnana, messa in luce da anni nelle nostre pubblicazioni, report per operatori del sottosuolo, in Gazzetta Ufficiale dal 2003: non è dunque una sorpresa. Teniamo sotto costante controllo il territorio: nell’ultimo periodo, diciamo a partire dall’inizio del 2013, vi sono state anche segnalazioni di aumento del rilascio di metano da fratture e pozzi nel Ferrarese, da parte di vigili del fuoco o di cittadini, tanto più che di recente (settimana scorsa) avevamo evidenziato, con una nota ufficiale alcune anomalie nel rilascio di fluidi in superficie rilevanti, proprio nel Ferrarese, a Mirabello».

Ci spieghi meglio.
«Lo scorso 29 aprile abbiamo inviato una lettera al Comune, alla Regione ed alla Protezione Civile; evidenziavamo l’aumento di fuoriuscita di gas metano lungo una frattura in una zona del paese (quella di via dell’Industria, come si legge nel documento, ndr) già interessata lo scorso anno a seguito del sisma anche dal fenomeno della liquefazione. Si tratta di metano ‘biogenico’, dalle prime analisi sembrerebbe non originato da torbe superficiali ma proveniente da riserve profonde del sottosuolo; ma abbiamo bisogno di ulteriori dati».

Non siamo esperti di chimica: che significa?
«Che potenzialmente stava ad indicare un aumento differenziale di pressione dei fluidi nel sottosuolo».

Dunque le scosse potevano essere previste?
«Sgombriamo subito il campo da quest’idea: i terremoti non si possono ancora prevedere, così come sarebbe da sconsiderati lanciare allarmi e frasi del tipo ‘io l’avevo detto’ soprattutto se successive agli eventi sismici. La nostra lettera stava semplicemente ad indicare un’esigenza di potenziare l’attività di studio in collaborazione con le amministrazioni locali su quelle che, indubbiamente, sono anomalie nei processi geofisici e geochimici possibilmente connessi alla variazione del campo di stress regionale compressivo (sul fronte tirrenico appenninico invece esce magari CO2 sul fronte distensivo), nell’ambito delle mie attività sulla linea di ricerca S3 della convenzione tra Ingv e Dipartimento Protezione Civile, relativa ai transienti di preparazione dei forti terremoti, come da sito web ingv e Dipartimento della Protezione Civile. Qualcuno dovrà pur studiare le situazioni a breve termine: in quest’ambito c’è tanto lavoro sul campo ancora da fare, anche con i nostri bravi precari della ricerca»

Nei giorni scorsi anche nella zona di Diamantina, più a ridosso della città, gli esperti dell’Università di Ferrara che collaborano con noi di Ingv fin dai tempi della sequenza sismica 2012, hanno documentato tracce di gas e ‘vulcanetti’ di terriccio nei canali. Che cosa significa?
«Studi e situazioni analoghe sono riscontrate, ma non lungo fratture, e quindi meno preoccupanti, da pozzi che storicamente emettono metano biogenico profondo (quindi non solo da sedimenti organici superficiali) anche a Copparo, Serravalle, Berra, Mesola: sto studiando con un folto gruppo anche locale tutta l’area. Diverse sono le testimonianze che sto raccogliendo sul territorio, con fimati, che convergerevvero nel dire che nell’ultimo anno la fuoriuscita di metano è aumentata regionalmente e sto pubblicando a breve i dati su una rivista internazionale».

Ma le previsioni restano impossibili.
«Ribadisco che non si tratta di elementi con cui si possono prevedere esattamente giorno, ora e luogo dei terremoti; ma nella lettera abbiamo sensibilizzato la Protezione Civile e le istituzioni ad aumentare con noi la collaborazione sulle informazioni, soprattutto a Mirabello, sulla frattura nel sottosuolo da cui esce un maggior quantitativo di gas metano rispetto al solito. In Garfagnana, nel Pollino, in Umbria e nelle altre zone sismiche d’Italia sto mandando avanti medesime sollecitazioni ed il 9-10 maggio sarò con il gruppo di lavoro a Bagni di Lucca con Comune e volontari di protezione civile, per avanzamenti sui questionari pubblici su queste interessanti tematiche di ricerca che forse un giorno potranno divenire operative per il buon Gabrielli, che non dovrebbe smettere di sperare nei nostri studi».

Cosa ostacola questi studi?
«Essenzialmente una scarsa disponibilità di fondi e di rilevanza nella valutazione delle carriere al livello internazionale (es. fondi europei, punteggio Anvur, punteggi nelle borse marie curie, perchè questi studi non danno pubblicazioni e quindi non si sa bene come valutarle) mentre al livello nazionale il mio gruppo è all’avanguardia in Europa, come multidisciplinarietà nel tipo di rilievi sul campo e stazioni geochimiche (usate anche per doppi fini quali il controllo del depauperamento falde acquifere, presenza di metalli pesanti o radon indoor), a seguito della nascita del filone di ricerca sismogeochimico ad opera di Boschi e Funiciello dal 1990».

Parlava di esiguità di mezzi e di personale.
«Al momento attuale l’Unità Funzionale che dirigo, quella di Geochimica sui fluidi, stoccaggio geologico e geotermia, conta di fatto 20 persone circa di cui solo 5-6 persone sono di ruolo che se ne occupano in tutta Italia; un gruppo si spera in crescita a fronte dell’esigenza di studiare le situazioni sismotettoniche e di uso del sottosuolo sempre più complesse ed in zone densamente popolate, che punteggiano il nostro Paese».

Come valuta dunque la scossa che si è verificata nel Ferrarese, alla luce degli eventi del 2012?
«Se storicamente le sequenze durano anni, si pensi a quella di tre secoli fa, perchè mai dovremmo pensare che la sequenza sismica si è esaurita in soli 12 mesi?. Ma questo è un ragionamento per così dire a lungo termine, mentre nel breve termine o si rimane sul campo a studiare e misurare, o non possiamo dire nulla. Come ha detto Gabrielli la nostra rete sismica, nata da uno sforzo collegiale, un sogno durato oltre 20 anni, è la migliore d’Europa: ora rendiamo migliore d’Europa anche lo studio dei transienti geofisici e geochimici durante la preparazione di forti terremoti».

Un investimento e una speranza.
«E’ il modo più serio per andare avanti e non smettere di studiare un territorio interessantissimo e caratterizzato da tanti utilizzi importanti del sottosuolo: stoccaggi, geotermia, gas non convenzionale e quanto altro. Una cosa sola chiedo ai giornalisti ed ai colleghi: onestà intellettuale e rispetto per chi studia cose complesse multidisciplinari come queste, con i tempi dovuti, anche se non riesce a fare tante pubblicazioni, e rispetto per chi studia questioni non risolvibili con l’acquistare stazioni commerciali monoparametriche. Silenzio e rispetto e niente previsioni o colpevolizzazioni di altri colleghi per far vedere che si è più bravi o più potenti o con cariche più importanti: qui conta solo chi lavora sul campo in silenziom in collaborazione con amministratori locali, cittadini, studenti locali di ferrara, modena, bologna e protezione civile. Niente protagonismi o interessi paralleli. Solo collaborazione e rispetto reciproco».

Stefano Lolli