Ferrara, 26 luglio 2013 - PER i lavoratori della Berco saranno cinque giorni di passione. Fino a lunedì presidieranno ininterrottamente lo stabilimento di via I maggio, quando al Ministero del lavoro si terrà l’ennesimo braccio di ferro tra le organizzazioni sindacali, le istituzioni locali unite contro l’amministratore delegato del gruppo Lucia Morselli.

Mercoledì è andato in scena l’ennesimo dietrofront della dirigente che ha azzerato quanto si era tentato di costruire venerdì scorso, quando le parti sembravano essere vicine ad un accordo basato su un programma a medio-lungo termine fondato su prepensionamenti, cassa integrazione straordinaria a rotazione per un anno e sostegno al reddito per chi si avesse deciso di lasciare volontariamente il proprio posto di lavoro. «Non ci siamo nemmeno sognati — aggiunge Mario Nardini, segretario provinciale della Fiom Cgil — che pareva ci fosse un ulteriore abbattimento del numero di esuberi che da 509 sembravano essere passati a 400». Tutto è andato in cenere, nell’arco di un lunghissimo confronto, durante il quale l’ammnistratore delegato si è rimangiato tutto, senza aprire ulteriori spiragli «e — aggiunge Nardini — visto che non è la prima volta che torna sui propri passi, non ci siamo fatti illusioni. Abbiamo deciso di mantenere il più stretto riserbo sul risultato che sembrava essere raggiunto. Col senno di poi abbiamo fatto bene a diffidare». E torna prepotente l’ombra della mobilità.
 

IL COMPORTAMENTO della Morselli ha irritato tutti, dai direttori dei Ministeri del lavoro e dello sviluppo economico, alle istituzioni locali, ai sindacati che già mercoledì sera hanno invitato i lavori ad uscire dai reparti e dare il via alla mobilitazione, a riprendere il presidio che, questa volta, sarà molto lungo, «perché vogliamo far presente a Morselli — prosegue Nardini — che la situazione che si è venuta a creare non è colpa dei sindacati, delle istituzioni ferraresi, ma solamente sua, perché a pochi giorni dalla chiusura della procedura ministeriale non si è ancora fatta una seria trattativa. Sia chiaro, nonostante questo atteggiamento unilaterale siamo comunque pronti a lavorare per trovare un accordo». «Un accordo che — spiega Sandra Rizzo (Fim Cisl) — eravamo già pronti a firmare ieri. Non vogliamo passare per quelli che piantano grane; ma le proposte della Morselli sonon inaccettabili e lo ribadiamo con forza». Lo snodo di tutto sarebbe il «forse sì, forse no» di Thyssen Krupp sullo stanziamento delle risorse per rendere fattibili le proposte per ridurre i licenziamenti. Questo sarebbe quanto riportato dall’amministratore delegato: parole incredibili per le organizzazioni sindacali che non credono nell’incertezza dei dirigenti del colosso tedesco.
 

L’UNICA ‘apertura’ della Morselli è stata su un anno di cassa integrazione a zero ore; una soluzione sulla quale nè sindacati, nè Ministero si sono espressi positivamente. «Tra l’altro ci interesserebbe sapere — conclude Riccardo Gallottini, Uilm — come l’azienda intende fare se dovesse aumentare il carico di lavoro, se si dovesse superare la soglia prevista di tonnellate annue di produzione (150mila tonnellate):o si sovraccaricano i lavoratori o si fanno soluzioni. Qui, risolto un problema, se ne presenta un altro». Per tutti i segretari provinciali (compreso Alberto Finessi dell’Ugl), comunque, sono convinti che il fischio finale sulla trattativa debba ancora arrivare. E in questi giorni rimarranno accanto ai lavoratori, che resteranno davanti ai cancelli, giorno e notte, il sabato e la domenica, per ribadire il loro attaccamento al lavoro. Per ribadire che dietro a quei numeri usati con leggerezza dall’ad Morselli ci sono uomini e donne con famiglie.

Valerio Franzoni