Modena, 11 aprile 2014 - «CHIEDIAMO che la Regione Emilia-Romagna faccia immediatamente chiarezza sulle conclusioni della Commissione Ichese e prendendo in considerazione il ‘principio di precauzione’ blocchi ogni tipo di progetto, procedura, attività lavorativa in tutto il sottosuolo del cratere sismico e zone limitrofe nel rispetto della vita dei cittadini». E’ questo l’appello lanciato dal gruppo No Triv di Cento dopo le preoccupanti rivelazioni della rivista statunitense Science, riportate da tutti i media nazionali, che riporta uno stralcio del report realizzato dalla Commissione Ichese, che non esclude una correlazione tra gli eventi sismici del maggio 2012 e le trivellazioni per estrazione di petrolio attive nel Modenese, quelle in località Cavone, gestite dalla società Gas Plus.

UN REPORT che era in possesso della Regione dal febbraio scorso, mai reso noto, e sulla base del quale la Procura di Modena ha avviato un indagine. «Tutto ciò appare sconcertante — afferma Sandra Zagni, coordinatrice del gruppo No Triv centese — la popolazione attende risposte da mesi ed è tenuta all’oscuro? La normativa vigente, che imporrebbe massima trasparenza e partecipazione è stata seguita?». Il problema, secondo Zagni, è quindi di ordine sociale, «ovvero la negazione della conoscenza di informazioni», ma che avrebbe implicazioni pratiche, in quanto negli ultimi mesi sarebbero state avviate procedure regionali di Valutazione di impatto ambientale (Via), «almeno questo si evince dai siti istituzionali», aggiunge la coordinatrice, relativamente a nuove richieste di ricerca/ coltivazione di idrocarburi in territori non lontani o all’interno del cratere sismico. «Oltre a ciò si parla di avviare progetti per grossi impianti geotermici e tutte le attività antropiche già esistenti nel maggio del 2012 non si sono mai arrestate».
La possibilità che il terremoto potesse essere correlato al possibile intervento da parte dell’uomo era stato sostenuto anche dal professor Ortolani, ordinario dell’Università Federico II di Napoli, il quale poneva come tesi che «stuzzicare» il sottosuolo interessato da una faglia potesse avere risultati deleteri.

«NEI MESI scorsi — continua la coordinatrice Sandra Zagni — il nostro gruppo, formato, lo voglio ricordare, da cittadini sensibili e interessati al bene della nostra comunità, ha proposto a novembre ad alcuni sindaci della provincia di Ferrara e Modena la firma di un documento comune di dichiarazione di contrarietà ad una qualsivoglia procedura o a una qualsiasi attività da programmare nel sottosuolo del proprio Comune». Un documento per la verità che fu condiviso dai primi cittadini di Sant’Agostino, Bondeno, Mirabello, Poggio Renatico, mentre dal sindaco di Cento e dal collega di Finale Emilia si stanno attendendo ancora incontri. Inoltre è stata inviata un’istanza da parte dei No Triv agli uffici regionali e ministeriali per chiedere chiarimenti in merito all’avanzamento di alcune procedure Via, ma al momento è rimasta lettera morta. Ora, però, si attende chiarezza. Il 15 aprile, intanto, l’assemblea regionale è stata convocata in via straordinaria per trattare la questione.

Valerio Franzoni