Poggio Renatico, ritrovato un aereo tedesco della Seconda Guerra Mondiale

Nel 1944, durante un’esercitazione, fu coinvolto in un incidente e sparì nel nulla

Un Bf109 G-6 simile a quello pilotato da Kurt Apostoluk e ritrovato a Poggio Renatico

Un Bf109 G-6 simile a quello pilotato da Kurt Apostoluk e ritrovato a Poggio Renatico

Poggio Renatico (Ferrara), 18 ottobre 2017 – Il passato conserva memorie e dolori. A volte li restituisce sotto forma di oggetti che sembravano scomparsi nel nulla. Anche dopo 70 anni. Come è successo per un aereo tedesco coinvolto in un incidente avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. E ritrovato di recente a Poggio Renatico.

Era il 9 aprile 1944, la mattina della domenica di Pasqua, quando il Bf109 G-6 ‘Yellow 5’ si schiantò in volo durante un’esercitazione, tranciato di netto da un altro velivolo. Quest’ultimo mezzo se la cavò con pochi danni, e il pilota sopravvisse, seppure ferito a una gamba. Il pilota che guidava il primo caccia, il giovane austriaco Kurt Apostoluk, morì nell’impatto.

Un evento che per anni in paese è stato rimosso dalla memoria. Fino ai nostri giorni, quando l’Associazione Aerei Perduti Polesine, dopo una lunga ricerca condotta anche mediante il supporto territoriale del Museo della Seconda Guerra Mondiale del fiume Po di Felonica, è riuscita a rintracciare Lino Albertini, classe 1931.

Albertini ricorda tutto di quell’incidente sepolto dalla storia: il caccia che precipita, l’albero divelto, la carcassa fumante e l’impossibilità di avvicinarsi a causa del sopraggiungere dei tedeschi. Ma soprattutto il luogo del tragico epilogo, un terreno con un filare di meli molto antichi in prossimità delle ultime case di Poggio Renatico.

Le ricerche condotte sul posto hanno fatto riaffiorare i pezzi avio che confermano lo schianto e il fregio Lutwaffe di Apostoluk, un’aquila che stringe tra gli artigli la croce uncinata. Tutto ciò che resta del pilota scomparso oltre al ricordo di Albertini, che rammenta un episodio accaduto nel Dopoguerra, quando i genitori dell'aviatore andarono a vedere dov’era morto il figlio. Se ne stettero lì, seduti su un muretto, chiusi in un lungo silenzio. Senza neppure un corpo da piangere.