Ferrara, il racconto choc: "Vi porto tra gli eroinomani di 14 anni"

La testimonianza del 25enne Patrick Carlini, ex tossicodipendente e volontario di strada. L’appello: "Una politica che non guarda non può parlare ai giovani di futuro"

Patrick Carlini

Patrick Carlini

Ferrara, 16 febbraio 2018 - Si chiama Patrick Carlini e ha 25 anni. Un paio di settimane fa si è presentato in commissione consiliare – il tema è l’emergenza droga tra i giovani – e ha preso parola. Un intervento che si è guadagnato la reprimenda da parte di alcuni consiglieri. I cittadini, teoricamente, non avrebbero diritto di parola. Ma Carlini è anche altre due cose: un volontario di strada e un ex tossicodipendente che, da solo, prova a tendere una mano ai ragazzi ferraresi che hanno una parte di lui.

Un ex tossicodipendente prende parola in commissione consiliare per parlare di droga, Gad e...

«E qualcuno storce il naso se un 25enne chiede di intervenire. E poi ci si chiede perché i giovani voltino le spalle ai politici quando, in campagna elettorale, parlano ai ragazzi».

Volontario di strada a nome di quale associazione?

«Nessuna. Sono solo io. Giro per la città, soprattutto per la zona della stazione e del grattacielo e vedo».

Vede cosa?

«Ragazzi di 14 e 16 anni già alle prese con l’eroina. E vedo che gli enti locali, i politici, sul fronte della domanda di droga non fanno nulla».

Come riconosce un tossico?

«Lo sono stato anche io. A 20 anni ero dipendente dall’eroina. Non fossi andato in comunità probabilmente ora non ci sarei più».

Ha un identikit?

«No. Ha gli occhi che parlano. Ha la testa altrove, sempre. È sporco. Perché ci sono quelli che in qualche modo trovano un equilibrio precario e vanno avanti e gli altri: quelli che ormai non possono pensare ad altro che alla dose»

La città che lei frequenta di sera cosa le dice?

«Che ci sono ragazze che si prostituiscono per una dose. Che a differenza di cinque anni fa oggi l’eroina, nella sua versione sintetizzata, circola a 14 anni».

Come avvicina questi ragazzi?

«Con una battuta, magari. Evitando di giudicare un ragazzino che, per la sua storia di vita, è finito a farsi di droghe pesanti».

Come si fa a non giudicare?

«Perché se non si capisce che il terreno fertile della dipendenza è il vuoto, se non si comprende che chi fa questa vita cerca un modo per sentire senso di appartenenza, allora si esce sconfitti».

Ottenuta la fiducia della persona come la si convince a fare un percorso?

«Deve essere lui che te lo chiede. Solo allora puoi metterlo in contatto con il Sert».

Nel suo caso come fu?

«So che in comunità mi sono fermato. Ho trovato un punto di quiete e, poco a poco, ho preso in mano la mia vita. La mia essenza più vera, quella che era finita nell’abisso».

Ma nella pratica un Comune cosa può fare?

«Chi governa non può non vedere e non fare. Si è coinvolti e responsabili. Perché, allora, non organizzare e prendere in mano un volontariato di strada organizzato? Io partirei da qui. Da una strada che ci chiama, tutti».