Blue Whale, due segnalazioni al vaglio a Ferrara

‘Gioco’ del suicidio, riflettori accesi sui social anche in città

Blue Whale, la sagoma di una balena incisa sul braccio di un partecipante

Blue Whale, la sagoma di una balena incisa sul braccio di un partecipante

Ferrara, 25 maggio 2017 - L'ombra della ‘balena blu’ cala anche su Ferrara. ‘Blue Whale’, il folle ‘gioco’ che porta gli adolescenti a togliersi la vita gettandosi da un palazzo dopo un percorso di cinquanta giorni, potrebbe aver intrappolato nei suoi meandri anche alcuni giovani della nostra provincia. Al momento, va chiarito, non ci sono casi conclamati. Né di giovani che si siano uccisi seguendo le indicazioni dei cosiddetti ‘curatori’, assassini che guidano verso il baratro i passi di chi cade nelle loro mani, né di ragazzini che abbiano iniziato quel terrificante viaggio.

Ci sono però situazioni che, visto il moltiplicarsi di episodi in tutto il mondo, vanno tenute sotto controllo. Ad occuparsene è la polizia di Stato. Nel Ferrarese, a quanto trapela, sarebbero un paio le segnalazioni al vaglio degli investigatori della questura. Si tratterebbe di minorenni che, attraverso i social network, avrebbero manifestato l’intenzione di avvicinarsi alle fauci della balena. L’indagine, va specificato, è ancora allo stadio embrionale. Occorre infatti chiarire se questi adolescenti abbiano realmente intenzione di intraprendere quel viaggio senza ritorno o se invece si tratti di qualcuno che lo ha fatto per ‘scherzo’ o comunque senza una reale convinzione. Magari pubblicando su Facebook o Twitter gli ormai tristemente famosi hashtag (#f57, #curatorfindme, #bluewhale) soltanto per vedere l’effetto che fa. Cioè senza veramente voler ‘giocare’ con la morte. Tutte ipotesi che, vista la situazione, devono essere valutate e verificate con la massima attenzione e delicatezza.

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Dopo l’esplosione del caso ‘Blue Whale’, anche a seguito del servizio mandato in onda su Italia 1 dalla trasmissione ‘le Iene’, le forze dell’ordine sono corse ai ripari. Sono state emesse direttive ben precise, finalizzate a valutare nei minimi dettagli ogni singolo caso sospetto. Compito non semplice, vista la difficoltà di muoversi in quella giungla intricata che è la rete. Un ginepraio nel quale, tra mitomani e bufale, non è facile individuare o circoscrivere una situazione di reale pericolo. Al momento, a quanto si apprende, sul nostro territorio di casi confermati non ce ne sono. Il servizio sanitario non sta seguendo nessun giovane che sia stato strappato dalla morsa della balena. L’attenzione resta comunque molto alta.

Elvira D’Amato, membro del pool della polizia postale che indaga sul fenomeno, parla di alcune decine di segnalazioni riscontrate nel nostro Paese e sulle quali si sta lavorando. Un numero che potrebbe però essere soltanto la punta di un iceberg di proporzioni terrificanti. Sotto la lente finiscono quindi social network e chat. In questa caccia bisogna prestare attenzione anche a un altro grande rischio, quello dell’emulazione. «L’atto emulativo – ha infatti spiegato D’Amato al nostro giornale – potrebbe essere potenzialmente più pericoloso del gioco. Molti ragazzi si dicono incuriositi dalle prove e vogliono giocare. Il rischio è che, una volta attratti, finiscano nella trappola e, incitati dal gruppo, non ne escano più».

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