Carife, lo sfogo di Tagliani con Mattarella e Padoan

Il sindaco scrive a Presidente e ministro: «Spiegate voi ai ferraresi la disparità di trattamento con Mps»

Il sindaco Tiziano Tagliani (a destra) con i rappresentanti dei risparmiatori azzerati

Il sindaco Tiziano Tagliani (a destra) con i rappresentanti dei risparmiatori azzerati

Ferrara, 31 dicembre 2016 - Carife, il sindaco Tiziano Tagliani ha indirizzato una durissima lettera aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ecco i passaggi salienti: ««Mi sento obbligato a rappresentarvi uno sconcerto profondo dei miei concittadini i quali – pur consapevoli che le radici remote della crisi della banca locale Carife vadano ricercate in operazioni incongrue del passato a partire dalla direzione Murolo, e che la magistratura dovrà presto dire se e in che misura sussistano responsabilità personali degli amministratori per quelle vicende e quelle successive – tuttavia non comprendono, come anche io non comprendo, se il sistema che nel nostro paese presiede alle tutele del risparmio ed oggi anche del lavoro abbia profili non dico di equità, ma addirittura di logicità e coerenza. Ai nostri occhi la vicenda Carife appare paradossale, così come paradossale è che fino ad oggi nessuno, se non i risparmiatori e i lavoratori, risponda per errori macroscopici, omissioni, ritardi che a noi risultano chiaramente imputabili alle istituzioni che hanno gestito questa crisi aziendale.

In primo luogo, la Banca d’Italia ed il Ministero della Economia e delle Finanze, dopo due anni di commissariamento che non ha risanato la banca, hanno autorizzato commissari e Fondazione Carife ad approvare nella assemblea straordinaria dei soci del luglio 2015 un progetto di salvataggio che questi stessi enti hanno poi giudicato inattuabile qualche settimana più tardi. La soluzione negata a Carife - ma poi approvata per la Cassa di Risparmio di Cesena e prima ancora per Tercas - fu accantonata con il decreto “salvabanche”, a valle del quale oggi ci troviamo con l’imminente riduzione di oltre un terzo dei dipendenti Carife e, quale magra consolazione, un parziale ristorno ai soli obbligazionisti. I ferraresi si chiedono se in Italia sia ancora la politica a governare l’economia, o non avvenga piuttosto il contrario. E si chiedono anche se tra i principi cardine di qualsivoglia soluzione normativa vi sia ancora l’uguaglianza di trattamento tra i cittadini e tra i lavoratori. Sotto i loro occhi vi è l’evidenza che per Mps, per Popolare di Vicenza, Carige e Veneto Banca, siano state ideate soluzioni diverse. Conosco la motivazione tecnica di questa disparità di trattamento: Carife è in risoluzione, le altre banche no; ma la risoluzione è la conseguenza - e non la causa - di una scelta effettuata a monte e che ha condotto alla presente situazione. Se a ciò si arriva per un errore tecnico di valutazione, una congiuntura sfavorevole nei rapporti con Bce, perché la politica non pone rimedio a una disparità tanto evidente?

Vi chiedo di fornirmi le parole per rispondere ai miei concittadini, vi chiedo soprattutto se chi doveva controllare, chi doveva risanare, ma soprattutto chi doveva impostare – per la crisi, ormai evidente, del sistema bancario italiano – soluzioni rispettose di quel principio di eguaglianza sostanziale dei cittadini italiani che è fondamento costituzionale del nostro Stato, abbia operato senza vincoli di responsabilità e quindi, mi sia concesso, irresponsabilmente; stabilendo così, implicitamente, il principio che possano essere adottati pesi e misure diverse a seconda della banca, della provincia o del momento in cui è stato affrontato (nel caso di Ferrara sarebbe più appropriato dire ‘affondato’) il problema».