Cento, neonata cade dalla finestra e muore. Lo strazio del padre

Il dolore della comunità pachistana: "Prega e aiuta i tuoi genitori". Tutta Cento piange la bimba precipitata dalla finestra

Il papà della piccola Hadiya, stravolto dal dolore (foto Samaritani)

Il papà della piccola Hadiya, stravolto dal dolore (foto Samaritani)

Cento (Ferrara), 26 giugno 2017 - "Hadiya adesso tu sei un angelo. Dio ti ascolta qualsiasi cosa tu gli chieda. Prega, perché i tuoi genitori e la tua famiglia trovino la forza e la pazienza per sopportare questo immenso dolore".

E’ una preghiera che tocca le corde dell’anima, che in nome della pace si estende al mondo e alla città di Cento, quella che sabato sera, ha unito la comunità del ‘Centro cultura islamica del Pakistan’ alla famiglia della piccola Hadiya Asif, la bimba di nemmeno quattro mesi morta dopo essere precipitata dalla finestra di casa venerdì pomeriggio.

In occasione della rottura del digiuno del Ramadan, nell’ora in cui per i musulmani, "tutto quello che si chiede a Dio viene ascoltato" la preghiera è un susseguirsi di voci che si ascoltano, si uniscono. Tra loro c’è anche papà Asif. Prega. In ginocchio, a piedi scalzi, insieme agli altri. Ha gli occhi lucidi, il volto di chi è afflitto da un dolore tanto grande da essere impenetrabile.

Ma non è solo. La comunità del Pakistan è vicina alla famiglia. Li accompagna, li guida, li aiuta. "Non li abbiamo mai lasciati soli in questi giorni e in queste ore drammatiche e continueremo a farlo – spiega Mahmood Tahir, presidente della comunità pakistana che sabato sera ha rappresentato l’accoglienza, per tutti i presenti ad uno ad uno –. La famiglia Asif ha sempre frequentato il nostro centro, sono bravissime persone. E’ sempre più evidente che si è trattato di una tragica fatalità".

Papà Asif veste il tradizionale abito bianco, scandisce le preghiere, tenendo a sé, vicino, il figlioletto, il fratellino della piccola Hadiya. Il fratellino e il cuginetto stavano giocando quel pomeriggio, nel letto, vicino alla finestra dove era la piccola.

Il fratellino ha appena quattro anni e non sa di certo ancora raccontare e tradurre quello che è successo in quel tragico pomeriggio che resta, oltre ad un mistero ancora in parte da chiarire, una terribile e profonda ferita per chi dovrà crescere con questo vuoto.

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"Voglio ringraziare la comunità perché ci è vicina – accenna Asif, con gli occhi lucidi e lo sguardo lontano, al termine della preghiera – perché ci stanno aiutando tanto. Questo dolore è immenso".

La mamma della bimba, Usman Nafisa è a casa, avvolta nel suo silenzio e nelle lacrime, protetta dal sostegno delle donne della comunità pachistana. Una comunità aperta al dialogo, impegnata per la pace, che sabato sera, in occasione della preghiera e della festa che segue la fine del digiuno, ha voluto con sé i rappresentanti della città e di altre comunità di fede musulmana di Cento. "Mi sento onorato di partecipare a questo momento – ha detto monsignor Stefano Guizzardi -. Si capisce l’importanza della fede per la pace. Nell’unico Dio ci scopriamo una sola famiglia".

"Non può esserci unità senza apertura tra di noi – ha aggiunto il vicesindaco Simone Maccaferri - . Scambiare conoscenze, fede, culture deve essere di tutti". Era presente anche Ivan Greghi, avvocato e segretario del Pd di Cento, che con lo studio Anselmo, difende la madre indagata.