Ferrara, Cona bis, l’inchiesta finisce in archivio

Otto gli indagati nel filone servizi. Le difese: "Fango su un ospedale eccellente"

Il blitz della Uil Fpl nei sotterranei di Cona

Il blitz della Uil Fpl nei sotterranei di Cona

Ferrara, 17 febbraio 2018 - L’inchiesta bis sull’ospedale di Cona è approdata a un nulla di fatto. L’indagine partita nel febbraio 2015, parallela al primo filone che si è concluso con una valanga di assoluzioni, è infatti finita dritta in archivio. Il sostituto procuratore Stefano Longhi, titolare del fascicolo originato da un esposto della Uil Fpl, già da qualche tempo aveva inoltrato agli uffici del gip la richiesta di archiviazione. Un’istanza accolta il 5 gennaio scorso e formalizzata attraverso un decreto firmato dal giudice Silvia Marini. È la seconda grande mazzata all’attività di indagine scaturita dalla costruzione del grande polo sanitario di Cona, dopo l’assoluzione di dieci posizioni su undici nel filone principale d’inchiesta, arrivato alla sentenza di primo grado nell’aprile del 2015. Il caso appena chiuso contava otto indagati. Sotto inchiesta erano finiti l’ex direttore generale del Sant’Anna, Gabriele Rinaldi, l’ingegner Paolo Chiarini, l’ex direttore amministrativo Marino Pinelli, il direttore amministrativo Ivan Cavallo, l’allora direttore sanitario Andrea Gardini, l’ex direttore dei lavori Carlo Melchiorri, il dirigente medico Giuseppe Cosenza e l’ingegner Mario Berriola. I reati contestati a vario titolo erano abuso d’ufficio, omissioni e falso.

Al centro dell’inchiesta c’erano i costi relativi ai servizi non sanitari dell’ospedale Sant’Anna. Servizi che erano già stati al centro di un’indagine del 2014, poi archiviata e in seguito riaperta sulla base di nuovi elementi. A dare carburante all’attività della magistratura è stato un esposto della Uil Fpl. Il sindacato ha puntato il dito, tra le altre cose, contro i lavori di rivestimento dei diaframmi di fondazione e dei pali del cunicolo servizi del polo, affidati dall’azienda ospedaliera a Progeste. Quasi seicentomila euro, scrivevano gli esponenti della sigla sindacale, per la «necessità di effettuare con urgenza ulteriori lavorazioni di completamento non previste nel contratto principale». Tra cui, appunto, le opere al cunicolo.

Nell’esposto della Uil si parlava inoltre di una presunta esplosione dei costi, con contratti che sarebbero stati sottoscritti in seguito all’apertura dell’ospedale, problemi strutturali venuti alla luce nei mesi seguenti all’inaugurazione fino ad arrivare al mancato trasloco del novembre 2011, programmato e preparato e poi bloccato a causa dell’assenza di una autorizzazione. Soddisfatto dell’esito del procedimento l’avvocato Lorenzo Valgimigli, difensore di alcuni degli indagati. «Era l’esito che ci aspettavamo da tempo – ha commentato il legale –. Confidavamo nell’infondatezza delle accuse. Siamo davanti a un ospedale d’eccellenza che è stato per anni al centro di critiche ingiustificate».

Mentre si chiude il filone bis dell’inchiesta sul nosocomio, il troncone principale resta in attesa dei prossimi passaggi giudiziari. Al momento il caso resta pendente in Appello. A impugnare la sentenza di primo grado sono stati sia la procura che l’unico degli imputati condannato. A oggi però non è ancora stata fissata l’udienza.