CronacaFerrara, coniugi uccisi, l'autopsia. Nunzia colpita 10 volte. Ma è morta soffocata

Ferrara, coniugi uccisi, l'autopsia. Nunzia colpita 10 volte. Ma è morta soffocata

L'analisi dell'anatomopatologo. Un decesso rapido invece per Salvatore Vincelli

Salvatore Vincelli e Nunzia di Gianni, uccisi nella loro abitazione di Pontelangorino

Salvatore Vincelli e Nunzia di Gianni, uccisi nella loro abitazione di Pontelangorino

Ferrara, 24 marzo 2017 – Ha sofferto Nunzia prima di esalare l’ultimo respiro. Mentre il marito, Salvatore, è morto sul colpo sotto i colpi dell’accetta e di una pedata. Dettagli agghiaccianti che emergono dai risultati dell’autopsia del medico legale Lorenzo Marinelli, scampoli dell’inferno che si è materializzato il 10 gennaio a Pontelangorino quando Riccardo Vincelli, 16 anni, ordinò all’amico Manuel Sartori (17) di ammazzare i genitori.

Accetta e scarpa. La prima relazione, depositata l’altra mattina in Procura minorile, è tutta incentrata su Salvatore Vincelli, 59 anni ristoratore, il primo ad essere aggredito da Sartori. Tre i colpi sferrati con il dorso dell’ascia sulla testa, uno dietro l’altro con una velocità pazzesca. Il volto è stato trovato completamente sfigurato, mandibola e mascelle ridotte in frantumi, il decesso è sopraggiunto all’istante per «encefalopatia traumatica acuta irreversibile». Sul labbro inferiore, poi, un altro segno della violenza del baby assassino: l’impronta delle Adidas che il ragazzino indossava. Per la consulenza medico legale, proprio la pedata inferta rappresenta il secondo corpo contundente (assieme all’ascia) usato per uccidere. Vincelli, già morto, è stato poi trascinato da Manuel e dall’amico fino al garage, con il sacchetto nero sul viso per evitare «che Riccardo vedesse come avevo ridotto suo padre».

Senza pietà. Poi è stata la volta della moglie, Nunzia Di Gianni, 45 anni colpita addirittura dieci volte con il retro dell’ascia, sulla testa e su una mano, la destra. Proprio qui risulta una piccola ferita, ma soprattutto un’unghia spezzata, segni di un disperato tentativo di difesa. Le accettate su di lei non sarebbero state letali, nonostante alcune inferte nella zona dei centri di respiro. Ma il baby killer di Nunzia, quell’inseparabile amico del figlio che lei e il marito avevano visto crescere, non si è fermato qui. Dopo aver buttato per terra il corpo esanime, ha cercato di trascinarlo verso il garage, riuscendo a spostarlo solo di circa un metro per via dell’imponente massa. In quel momento, per nascondere ancora una volta quell’orrore agli occhi dell’amico, le ha legato il sacco di nylon attorno alla testa, impedendo a Nunzia di respirare. E uccidendola per soffocamento come ha confermato l’esame istologico ai polmoni.

Perizia psichiatrica. Attesi, intanto, nelle prossime settimane i risultati delle analisi, una psicologica e una di psichiatria, richiesti dalla difesa Sartori. «La prima – ha chiarito il legale – ci servirà per capire se Manuel soffrisse di disagi comportamentali e la seconda dovrà accertare la capacità di intendere e volere».