Muore prima della dialisi, cinque medici indagati

Tragedia all'ospedale di Cona il 16 novembre. All'uomo, un 77enne è stato messo e tolto subito un catetere

Una corsia d'ospedale

Una corsia d'ospedale

Ferrara, 27 novembre2016  - È MORTO improvvisamente quando i medici gli hanno tolto il Cvc (catetere venoso centrale) appena inserito. In quell’esatto momento il cuore di Arturo Mangherini, 77 anni festeggiati il 2 marzo e originario di Comacchio, si è fermato.

Una tragedia che ha spinto il fratello Carles, attraverso l’avvocato Lucia Gabrielli, a sporgere querela per arrivare alla verità. E l’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Barbara Cavallo, ha già mosso i primi passi con cinque avvisi di garanzia notificati ad altrettanti medici della Nefrologia di Cona (difesi dagli avvocati Marco Linguerri, Michele Ciaccia e Riccardo Venturi).

IL GIALLO. Il pensionato arriva per la prima volta al Sant’Anna il 14 ottobre dall’ospedale del Delta per «un miglior inquadramento diagnostico specialistico», come recita la cartella clinica. Servono approfondimenti sul suo stato di salute già debilitato da varie patologie, tra cui cronici problemi cardiaci e respiratori. Secondo i sanitari di Cona, Mangherini sarebbe arrivato già con un quadro compromesso; in passato, inoltre, avrebbe rifiutato alcune visite. Di tutt’altro avviso la famiglia secondo cui il parente stava abbastanza bene, «non ha avuto bisogno di barella quel giorno, si reggeva in piedi da solo».

Le settimane passano, gli accertamenti continuano: per un’insufficienza renale è necessaria la dialisi. Si arriva al 16 novembre, giorno della tragedia. Prima di cominciare la nuova dialisi, viene inserito a Mangherini un Cvc. Succede qualcosa perché subito gli viene tolto e cambiato. Sono attimi concitati, l’uomo comincia a stare male. I medici capiscono la gravità della situazione, tentano l’impossibile ma il suo cuore smette di battere.

AUTOPSIA. La notizia si sparge in fretta nei corridoi dell’ospedale, la direzione apre un’indagine interna per capire cosa è successo, tutto questo tra il dolore e la rabbia del fratello della vittima. Gli atti vengono inviati in via Mentessi da dove, poche ore più tardi, partono cinque avvisi di garanzia ai medici di Nefrologia. Omicidio colposo. «Con colpa consistita – secondo il pm – nella violazione delle norme di diligenza, prudenza e perizia correlate allo svolgimento della propria attività professionale».

Giovedì scorso l’autopsia dalla quale, secondo indiscrezioni, non sarebbero state riscontate evidenze e, per certi versi, esclusa la responsabilità del catetere inadeguato. Serviranno però 60 giorni, l’analisi di vetrini e altri accertamenti a Matteo Tudini, consulente della procura (Lorenzo Marinelli e Alessandra Bergonzini quelli delle difese), per fare chiarezza una volta per tutte.