Rifiuti, la commissione ‘Ecomafie’ studia il caso di Ca’ Leona

Il presidente Bratti chiede la documentazione a Comune, Arpa e Procura. Inquietudine fra i residenti

La vicenda, rilanciata da una trasmissione tv, ruota attorno alla vecchia discarica gestita dall’Amiu

La vicenda, rilanciata da una trasmissione tv, ruota attorno alla vecchia discarica gestita dall’Amiu

Ferrara, 28 marzo 2017 - «È un atto dovuto, ma i documenti li vogliamo vedere, tutti». Sandro Bratti, presidente della Commissione bicamerale sulle ‘ecomafie’ del Parlamento, spiega così la decisione di chiedere – con una lettera ufficiale inviata ieri – gli atti trasmessi alla Procura, l’esposto del sindaco Tiziano Tagliani, e ogni altro «documento che consenta di valutare la situazione dell’ex discarica Ca’ Leona, e le presunte rivelazioni sull’infiltrazione camorristica nella gestione dei rifiuti».

Un atto dovuto, precisa Bratti, perché «non sussistono, a mio avviso, elementi che giustificano l’apertura di un’inchiesta della Commissione. Le dichiarazioni di Perrella mi sembrano totalmente prive di credibilità». Ma Bratti, pur sgombrando l’ombra della camorra, non nega le emergenze ambientali: «Ferrara, come tante altre città, sconta l’eredità lasciata da attività industriali del passato. Ci sono situazioni emblematiche, e lo è quella della discarica che proprio io ho contribuito a chiudere – ricorda l’ex assessore all’Ambiente –: è chiaro che se adesso vai a cercare, qualche inquinante lo trovi».

Ma di qui a parlare di inquinamento sistematico e legato a realtà criminali, ce ne corre: «Ferrara non è ‘terra dei fuochi’, ma terra di maceri – afferma Bratti –, e come venivano utilizzati in un passato peraltro remoto, tutti ne abbiamo consapevolezza». Già negli anni Sessanta, ricorda il parlamentare, «agli atti del Consiglio comunale c’erano rilievi sul fatto che i maceri venissero riempiti di rifiuti: ma concentrandoci su Ca’ Leona, il decreto che regolava il tipo di rifiuti che potevano essere portati in discarica, risale solo al 1982». Non manca comunque l’inquietudine dei residenti, che chiedono rassicurazione e chiarezza: da Casaglia a Vigarano, c’è anche chi prepara una petizione per acquisire documenti in grado di sgombrare le paure non tanto legate alla criminalità, ma per la salute.