Omicidio Cenci, i genitori di Marcello: «Eder vuole sfuggire alla vera giustizia»

Lo sfogo della famiglia: «Ha confessato dopo sette mesi. È stato troppo protetto»

La madre di Marcello Cenci al funerale del figlio

La madre di Marcello Cenci al funerale del figlio

Ferrara, 12 febbraio 2018 - Preoccupati per «le azioni» iniziate per «per potersi sottrarre ad una giustizia giusta». In una dura lettera, Mario Cenci e Roberta Previati, genitori di Marcello Cenci, il 32enne ucciso a Valencia dall’ex amico Eder Guidarelli Mattioli, commentano la confessione di quest’ultimo attraverso una lunga lettera. «Ha confessato l’ assassino di nostro figlio Marcello Cenci – scrivono mamma e papà –. Ha confessato dopo aver aggredito e pestato a sangue nostro figlio nella piazza di Pontelagoscuro nell’agosto 2017.

Ha confessato dopo averlo vigliaccamente aggredito a Valencia il primo di novembre dello stesso anno, con il padre, che a conoscenza della sua presenza nella città spagnola, con colpevole ritardo, non ci ha lasciato il tempo di avvisare nostro figlio che già era stato ridotto in fin di vita. Ha confessato dopo aver assalito nostro figlio sotto casa ancora a Pontelagoscuro, il 26 dicembre scorso. Ha confessato dopo avere violato il provvedimento del giudice che gli vietava di avvicinarsi a nostro figlio. Ha confessato, dopo che se ne è andato in Spagna, infischiandosene del provvedimento cautelare, con l’auto della sorella e la indifferente superficialità dei genitori, a ‘finire’ nostro figlio il 2 luglio 2017. Ora, dopo 7 mesi, ha confessato».

E ancora. «Come ipotizzano i nostri legali, si avvarrà, come per il processo di stalking, del processo abbreviato con relativa riduzione della pena – proseguono –. Nessuna considerazione su tutte queste azioni ma una preoccupazione, una semplice preoccupazione, sono iniziate le azioni per potersi sottrarre ad una giustizia giusta. Quel ragazzo, di cui conosciamo anche se solo superficialmente l’ infanzia ed il suo vissuto, si è purtroppo macchiato di un grave, gravissimo reato quale l’omicidio. Alla luce dei fatti risulta chiaro che quel ragazzo, non ha avuto sufficienti insegnamenti famigliari, sufficiente formazione psicologica ed integrazione sociale e troppe protezioni legali ed economiche per alcune precedenti azioni giovanili poco edificanti da non permettergli un corretto inserimento in questa nostra comunità».