Ferrara, nuova rissa in Gad tra bande di africani

L’escalation di violenza preoccupa, si cercano rimedi: "Applicare subito il decreto Minniti"

Il nigeriano ferito in una delle ultime risse

Il nigeriano ferito in una delle ultime risse

Ferrara, 7 agosto 2017 – Un'escalation di violenza e di episodi criminosi che preoccupa sempre più. E in poco tempo lo scenario potrebbe peggiorare ancora, se come pare la mafia nigeriana si sta insediando all’ombra del Castello Estense, aumentando le zone dalle quali trarre profitto. Trovare una soluzione che possa andare oltre la denuncia di un problema ormai consolidato non è semplice, ed anche la caccia ai colpevoli avviene quotidianamente tra coloro che affrontano la questione. Più complicato fare proposte che vadano di pari passo con la repressione, che in taluni casi è necessaria. Ci provano alcuni cittadini che da anni stanno affrontando questo problema, di cui sono vittime essendo residenti.

Uno di questi è Paolo Baiamonte, segretario generale di Cisl Ferrara e molto attivo come cittadino in zona Gad. «Abbiamo gli uffici tra corso Piave e piazzetta Toti – spiega – per cui la situazione la conosco bene, giorno e notte. Sono stato diverse volte ricevuto da sindaco e prefetto, a cui ho esposto problemi e proposte. Non si tratta di cose eclatanti, ma il problema va affrontato». Sgombrando il campo da altre ipotesi irrealizzabili, aggiunge il sindacalista della Cisl. «Ritengo utopistico – prosegue – parlare di riconquistare il quartiere attraverso il recupero degli spazi da parte dei residenti. Stiamo parlando di un quartiere prevalentemente anziano, non dimentichiamolo. Sotto i portici di piazzetta Toti lo spaccio inizia alle 8 del mattino, quando vengono agganciati ragazzini che passano per andare a scuola. E tutto questo è noto da tempo alle istituzioni».

Cosa fare dunque? «Basterebbe seguire il decreto Minniti, che aiuta la repressione, ma al tempo stesso invita le istituzioni a mettere in piedi un sistema che porti a integrare le persone che hanno bisogno realmente di lavorare e che non sono criminali. Penso a lavori socialmente utili, attività che anche noi come sindacato abbiamo avviato. Oltre i 35 euro giornalieri del business dell’accoglienza, c’è una fetta di quel mondo che la società deve recuperare e orientare dal punto di vista sociale. Ovviamente vanno investite risorse, il decreto Minniti prevede che siano sindaco e prefetto a stimolare queste azioni, magari convocando associazioni e sindacati. Perchè il problema è di tutta la città».

Appunto, non è più solo una questione legata alla zona Gad. «Era chiaro che presto o tardi anche il centro storico sarebbe stato aggredito da questo problema – continua Baiamonte –, per cui attrezziamoci per smantellare la mafia con la forza pubblica e per non abbandonare alla malavita chi ha voglia di fare qualcosa».

L’invito a «non mettere la testa sotto la sabbia» arriva anche da Giuliano Zanotti, medico con ambulatorio in piazzetta Castellina e tra i responsabili dell’Associazione Residenti Gad. «L’affluenza di spacciatori – spiega – sta crescendo perchè allargandosi ad altri quartieri aumentano i profitti. Tutti i giorni sono in strada 100-150 spacciatori ben organizzati e anche il centro storico non è più esente da questo». Poi un affondo alle istituzioni. «Monitorare non basta, bisogna agire altrimenti la zona Gad si allargherà ulteriormente. Soluzioni? A monte, scremare gli ingressi nel nostro paese e fare come in Svizzera, dove chi delinque viene espulso. Non vedo altre soluzioni».