Ferrara, "inquinanti sotto la ex discarica. Il sindaco blocchi le coltivazioni"

Cà Leona, diffida degli ‘Amici della Terrra’. "Analisi fuori norma"

Il canale tra l’attuale discarica e la ex dove oggi ci sono i campi

Il canale tra l’attuale discarica e la ex dove oggi ci sono i campi

Ferrara, 30 marzo 2017 - Cosa c’è nel sottosuolo dei 35 ettari di campi agricoli sorti sopra quella che era la vecchia discarica abusiva di Cà Leona, attiva dal ’70 alla prima metà degli anni ’80? L’associazione Amici della Terra se lo chiede da tempo con documenti, accertamenti, campionamenti e ben 11 esposti indirizzati al sindaco Tiziano Tagliani.

«Il quale però – spiega il referente Stefano Bulzoni – ancora oggi non ha risposto». Ecco allora che, con atto protocollato proprio ieri, l’Associazione diffida il primo cittadino «affinché entro 30 giorni provveda all’interdizione agli usi agroalimentari delle aree identificate come discarica comunale abusiva Cà Leona, oltre alle altre oggetto degli esposti». Un mese di tempo, cioè, per bloccare le coltivazioni (a soia nel 2015 e a grano oggi), «per motivi precauzionali», pena l’invio dello stesso documento direttamente in Procura. «Il Comune ha già gli esami dell’Arpa, – continua Bulzoni – tutti fuori norma, e il decreto Terra dei fuochi obbliga di bloccare le coltivazioni».

DIFFIDA. Dieci pagine di documento, con riferimenti precisi a norme, bilanci Amiu, verbali di Comune e Provincia, che partono da un fatto: «Questa discarica – si legge –, nella sua lunga attività ultra ventennale, ha nascosto milioni di metri cubi di rifiuti tossici e nocivi, tra cui automezzi come nella terra dei fuochi». Rifiuti che il Comune «comprava dalle industrie chimiche, compresa la nostra Solvay e quella di Rossignano, dall’ospedale e dai cimiteri».

ARPA. Poi le prove sulle acque vicino alla ex discarica, «inviate da Arpa al Comune», nelle quali «risulta che da settembre 2003 a ottobre 2008 ci sono stati, costantemente, parecchi superamenti dei valori di concentrazione limiti accettabili» di sostanze chimiche come «Ferro, Manganese, Arsenico, Solfati, Cvm, Nichel, Piombo, Alluminio, Zinco». Stessi superamenti anche dal 2009 al 2015. «E non risultano – continua Bulzoni – interventi di messa in sicurezza d’emergenza per evitare l’estensione dell’inquinamento». Necessarie, dunque, «indagini analitiche accurate dei prodotti agricoli coltivati per verificare che siano immessi nella catena alimentare in conformità alle normative vigenti». E in attesa degli eventuali risultati, ecco la diffida a bloccare l’iter agricolo. «Gli accertamenti richiesti dall’Istituto superiore di sanità sono stati fatti?», chiude il referente.