Killer di Budrio, parla Marco Ravaglia. "Per salvarmi mi sono finto morto"

L’agente ferito da Igor è stato ascoltato per diverse ore dal pm in ospedale: "Mentre sparava urlava ‘bastardo’"

L’agente della polizia provinciale Marco Ravaglia

L’agente della polizia provinciale Marco Ravaglia

Ferrara, 6 maggio 2017 - Marco Ravaglia è scampato alla furia omicida di Igor fingendosi morto. Lo ha riferito lui stesso al sostituto procuratore Ciro Alberto Savino. L’agente di polizia provinciale rimasto gravemente ferito il pomeriggio dell’8 aprile a Trava di Portomaggiore è stato ascoltato a lungo nella sua stanza dell’ospedale di Cona, dove si trova tuttora ricoverato. Il magistrato ha atteso che si rimettesse un po’ in forze prima di riportarlo con la mente alla mattanza del Mezzano, nella quale ha visto morire l’amico Valerio Verri, guardia ecologica volontaria, ed è sopravvissuto per miracolo ai tre colpi che Norbert Feher – alias Igor Vaclavic – gli ha sparato. L’agente ha parlato per ore con il magistrato e con alcuni investigatori, ripercorrendo nei dettagli quanto accaduto a Portomaggiore, da quando hanno agganciato il Fiorino guidato dal killer fino al drammatico epilogo della vicenda.

IGOR cosa sappiamo finora

FURGONE SOSPETTO. Sono circa le 18.30 di sabato 8 aprile. Ravaglia e Verri sono a bordo della Fiat Sedici della polizia provinciale. L’agente è al volante mentre il volontario si trova sul sedile del passeggero. Notano un Fiorino bianco fermo lungo una strada arginale. Una zona che sanno essere poco frequentata e quasi esclusivamente da pescatori o cacciatori di frodo. Alla vista della macchina della polizia provinciale, Feher sale sul Fiorino e parte. La pattuglia decide di seguirlo lungo via Mondonuovo. Ad un tratto, spiega Ravaglia al magistrato, il Fiorino svolta nella stradina che porta a un magazzino agricolo. La Fiat Sedici lo segue. Quando il furgone si ferma, l’agente scende dell’auto e viene subito investito da una pioggia di piombo. Igor/Norbert spara e, contemporaneamente, si muove verso il magazzino. Mentre tira il grilletto urla «bastardo» all’indirizzo di Ravaglia. L’agente resta a terra, gravemente ferito. D’istinto, Verri scende dalla macchina e il killer rivolge la calibro 9 contro di lui, facendo fuoco. Gli basta un colpo per freddarlo.

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FIATO SOSPESO. Per Ravaglia non resta che una cosa da fare: fingere di essere già morto. La decisione è drastica, ma è la sua unica chance. Chiude gli occhi e trattiene il respiro. Feher, al di là di ogni speranza, abbocca. Prende la pistola dell’agente, i due caricatori e si allontana senza dargli il colpo di grazia. Solo a quel punto Ravaglia si trascina verso la strada e chiama aiuto. Viene soccorso e accompagnato in ospedale, mentre nel Mezzano parte la più imponente caccia all’uomo che quel territorio ricordi. Il colloquio tra l’agente e il pm dura fino a sera. Savino raccoglie elementi importanti, sui quali incardinare le prossime mosse. Sulla base delle indicazioni emerse, la procura si prepara infatti a emettere un provvedimento formale, che con ogni probabilità sarà un ordine di custodia nei confronti dell’uomo più ricercato d’Italia, ma che al momento risulta ancora introvabile.