Ferrara, Marcello diventa Marcella. “Ma non chiamatemi gay”

La storia del mastro birraio. Lettera su Facebook: “Un percorso sofferto”

Marcella Colombari stasera invita tutti a ‘Birra Frara’

Marcella Colombari stasera invita tutti a ‘Birra Frara’

Ferrara, 12 gennaio 2018 - Fino ad un paio di giorni fa, per tutti Marcello Colombari era un mastro birraio di successo. Un ragazzo di 33 anni che aveva trasformato la propria passione in una professione appagante, che lo ha portato nel giro di pochi anni dalla produzione della prima ‘Birra Frara’ alla realizzazione di un vero e proprio marchio, conosciuto ed apprezzato nella nostra città e non solo.

Dallo spaccio di birra artigianale in via Mayr, successivamente ha deciso di aprire un locale con cucina in via San Romano. Un sogno che si realizza per un ragazzo partito da zero. Ma Marcello non è mai stato davvero felice. Nel suo cuore infatti custodiva un segreto più grande di lui, che dopo 15 anni di tormenti ha deciso di rivelare a tutto il mondo attraverso il proprio profilo Facebook. Tra lo stupore di amici e clienti, ora Marcello è diventata Marcella, annunciando di aver intrapreso il percorso per diventare a tutti gli effetti transgender. E stasera invita tutti a partire dalle 18 a Birra Frara per festeggiare l’inizio della sua nuova vita, senza vergognarsi di nulla e con la gioia nel cuore. Appuntamento in via San Romano, dove tra una birra e l’altra Marcella racconterà a tutti quello che le è successo.

Marcello o Marcella Colombari, come dobbiamo chiamarla?

«Va benissimo Marcella. Inizialmente sarà un problema per tutti quello del nome».

In tanti hanno pensato ad uno scherzo, o addirittura una trovata pubblicitaria, lo sa?

«Certo che lo so, però sarebbe stato di cattivo gusto, anche perché il percorso che mi ha portato a prendere questa decisione è stato molto sofferto».

Ci racconti di cosa si tratta...

«Per molto tempo non sapevo nemmeno che si trattasse di disforia di genere. Praticamente sono nata in un corpo che non riconoscevo come mio, generando un conflitto interiore pesante».

Quando si è accorta di essere diversa dagli altri?

«Intorno ai 16 anni ho cominciato ad avvertire pulsioni particolari, poi sono rimasta folgorata dalle prime transessuali che si vedevano in giro. Non solo mi piacevano, ma le invidiavo proprio».

Come ha reagito?

«Ho cominciato ad acquistare abiti femminili, che però indossavo solo privatamente. A lungo ho pensato di essere feticista, e per due volte ho buttato quei vestiti cercando di dimenticare tutto. Però finiva sempre che li ricompravo e tutto tornava come prima».

Ha avuto esperienze con ragazze?

«Certo, e tuttora sono attratta dalle donne. Lo so che è strana come cosa, ma le transgender sono come le altre persone: ad alcune piacciono gli uomini e ad altre le donne. Lo dico una volta per tutte: non sono gay».

Le sue fidanzate sapevano di queste sue caratteristiche?

«Prima o poi se ne accorgevano, e le storie non potevano continuare. D’ora in poi però tutto sarà più facile».

La sua famiglia invece ne era conoscenza?

«Assolutamente no! Ho preso la decisione di cambiare vita lo scorso novembre, e il mese dopo ne ho parlato coi miei cari. L’hanno presa bene, anche se erano spaventati per i pregiudizi della gente».

Come hai vissuto tutti questi anni in un corpo che non riconosceva?

«Molto male, ero sempre arrabbiata e non riuscivo a sorridere. Mi trascuravo da ogni punto di vista: mi vestivo male, e mangiavo e bevevo senza ritegno. I matrimoni poi erano una vera e propria tortura, perché ero costretta a vestirmi da uomo e invidiavo le ragazze che indossavano quegli abiti meravigliosi».

C’è stato un episodio che le ha fatto scattare la molla?

«Ho iniziato a rendermi conto che ciò che mi motivava a rimettermi in forma era la prospettiva di diventare una bella donna, e ho capito che non era più il caso di aspettare».

Nel corso degli anni l’ha seguito qualche psicologo?

«Sì, vari psicologi e sessuologi, che mi hanno aiutato a fare ordine nella mente. Non mi hanno indotto a uscire allo scoperto, però mi hanno fatto ragionare e alla fine ho trovato la strada da sola. Avrei dovuto farlo 10 anni fa, ma non ero pronta psicologicamente».

Si sente ti consigliare qualcosa ai ragazzi che si trovano nella stessa situazione?

«A Ferrara la comunità transgender è piccola, ma negli ultimi giorni mi hanno scritto in tanti. A loro dico che la vita è una sola, e che non devono fare finta di nulla, però prima di prendere una decisione come la mia devono conoscere bene la propria identità».

Come cambierà il suo corpo?

«L’organo genitale resterà maschile, però in seguito a terapie ormonali e una serie di altri interventi il corpo diventerà quello di una donna. Finalmente».