Ferrara, ambulanti sul piede di guerra. "Stop all’anarchia dei mercatini"

Dal 2014 con la delibera sul riuso, chiunque può vendere. Il Comitato: "Senza più regole". L’assessore regionale: "Stop deregulation"

Un mercatino in piazza

Un mercatino in piazza

Ferrara, 11 marzo 2018 - «Non puoi fare la battaglia all’abusivismo sulle spiagge e poi trovarti nelle piazze 50 bancarelle che ti vendono avorio o altri oggetti senza regole... La situazione è un putiferio». Oltre 100 iscritti in tutta l’Emilia Romagna, sono professionisti del mestiere con tanto di Durc, studi di settore, partita Iva, iscrizione alla Camera di Commercio, e fanno parte del Comitato tutela ambulanti antiquariato collezionismo (Ctaac). Ma da qualche tempo, con il fiorire di mercatini ovunque e con sempre più hobbisti improvvisati, chiedono e pretendono chiarezza. «Cinque anni fa – spiega la presidente Francesca Pirazzini – è stata votata la legge 4/2013 che regolamento il commercio hobbistico, ma il 14 febbraio 2014 la Regione firmò una delibera con la quale diede avvio ai mercatini del riuso, senza limiti di giornate e di materiale». Tradotto: anche i privati, senza titoli, possono scendere in strada e vendere liberamente. La legge in materia di commercio in forma hobbistica parla di occasionale e saltuario, «quindi fare 3/4 mercati al mese non è più sporadico». Gli hobbisti «hanno abbonamenti e posti fissi da anni, la loro presenza quindi non è saltuaria».

«Col riuso sono nate associazioni culturali – continuano Roberta Passerini e Angelo Tucci, vice presidente e fondatore del Comitato – organizzano mercati ovunque, e chiunque può vendere senza controlli. A differenza nostra, con la lente d’ingrandimento sempre puntata addosso da Comuni, Finanza e Municipale. Ciò ha provocato un danno economico enorme». Conti alla mano: in regione al mese si contano 150-160 mercatini, 100-120 sono gli espositori a fronte di 16000 persone che commerciano. Moltiplicando questi ultimi per 150-200 euro di incasso medio, si toccano i 3milioni di nero mensili. «Quasi 40milioni annui – chiosa Bertazzini – con privati che fanno di questi mercati un vero e proprio lavoro. Sia chiaro, noi non vogliamo vietare loro di vendere, o bloccare fiere e mercatini nei paesi, ma chiediamo una regolamentazione precisa e vogliamo che la Regione decida da che parte stare. Chi paga le tasse va tutelato e non agevolare chi lavora abusivamente. Non possiamo più accettare questa anarchia».

Da qui la proposta del Comitato, già sul tavolo dell’assessore regionale Corsini, con punti ben precisi: «Trovare un accordo sulle giornate – precisano –, non calpestare i lavoratori regolari, fermare l’ondata di hobbisti, ma soprattutto che la legge 4/2013 venga applicata e non stravolta. Non troviamo un escamotage per fare lavorare gente in nero». Poi lo sguardo viene rivolto all’Anci, l’associazione dei Comuni, «che vuole aumentare le giornate, ma soprattutto liberalizzare questo commercio dell’usato». Cosa succederebbe, si chiede ancora Pirazzini, se venissero liberalizzati i parrucchieri? «Li troveremmo in piazza una volta al mese a fare capelli senza scontrini?». Ferrara, Ravenna, Bologna, la storia si ripete. «Ci sono assessori che, per riqualificare il Gad, organizzano mercatini, perché il riuso permette tutto. E molti di noi stanno ridando indietro le licenze, passando dall’altra parte per risparmiare. Siamo stanchi – chiude la responsabile del Comitato – e decimati da questa concorrenza sleale».

L’assessore al Commercio della Regione, Andrea Corsini: «Gli ambulanti titolari di partita Iva chiedono un freno alla deregulation. Poi ci sono tanti Comuni che dai mercatini degli hobbisti traggono beneficio. Penso soprattutto ai paesi dell’Appennino o delle aree interne della regione. In queste realtà i mercatini portano via vai di persone, con indubbio benefico di esercenti, bar e ristoratori». Come se ne esce? «L’idea è quella di abrogare la legge sul riuso del 2014. Stiamo pensando di eliminare la norma del 2014 mantenendo il tetto dei dieci mercati in un anno e, al contempo, di concedere una deroga a quei Comuni che hanno mercati storici».