Ferrara, nodo profughi. Scolamacchia: "Ospito i migranti nell'hotel a 4 stelle"

Il direttore dell’Astra consegna ai migranti le stanze del suo hotel. "È un’epoca difficile, serve un atto di coraggio"

Nicola Scolamacchia ha consegnato sette  stanze dell’Astra a 19 migranti.

Nicola Scolamacchia ha consegnato sette stanze dell’Astra a 19 migranti.

Ferrara, 1 luglio 2017 - «Nella vita serve un po’ di coraggio, e la volontà di voler capire e toccare le cose». Nicola Scolamacchia, presidente Confesercenti, ieri ha consegnato le chiavi di sette stanze dell’hotel Astra a quattordici dei diciannove migranti arrivati in città.

Un gesto coraggioso, per usare le sue parole. «L’eroismo è un’altra cosa. Tuttavia, dopo l’incontro con il prefetto Tortora di giovedì, ho inviato una lettera agli associati, indicando un’apertura della nostra categoria, su base volontaria e a fronte di regole chiare. A quel punto mi è parso logico fare da apripista, e adesso spero che altri miei colleghi facciano la stessa cosa».

Immagina le critiche? Si parlerà di profughi a quattro stelle... «Io so che mi troverò davanti quattordici persone, che sulla fronte non hanno la scritta ‘migrante’ ma lo sguardo di essere umano. Per me, le persone hanno pari dignità: si può criticare la politica nazionale dell’accoglienza, che ha mille pecche, ma questi uomini che arrivano a Ferrara hanno bisogno di un tetto sopra la testa, non di diventare subito oggetto di pregiudizi».

Ha parlato di regole chiare e certe, valutate con la Prefettura. «Sì, ritengo che la disponibilità, che io per primo ho dato, debba essere limitata nel tempo, in attesa che sia attrezzata una soluzione strutturale. Poi c’è, come ho scritto nella lettera, il rispetto di norme essenziali. Le stesse, del resto, che valgono per tutti gli ospiti dei nostri hotel, stranieri o italiani che siano».

Non si attenderà che scendano nella hall abbigliati da turisti... «Mi consenta una battuta, dovrebbe vedere come fanno colazione certi americani, li dovrei rispedire in stanza a cambiarsi! (Scolamacchia ride, ndr). Non pretenderemo eleganza, ma non ci aspettiamo sciatteria. Il punto, comunque, non è questo».

E qual è? «È la volontà di non barricarci dietro un no: per me sarebbe stato semplice dire che non c’erano le condizioni, per il pregio dell’albergo e la posizione tanto centrale. Ma questi non sono tempi semplici; è un’epoca in cui bisogna stare più coesi, e dare un piccolo contributo alla realtà locale».

Non crede, così, di voler identificare gli albergatori tra ‘buoni’ e ‘insensibili’? «Io non mi permetterò mai di giudicare chi non raccoglierà il mio invito, così come non l’ho fatto all’epoca del terremoto. Mi lasci dire che questo momento assomiglia a un secondo sisma. Anche nel 2012, tra i 50-60 ospiti del nostro albergo, ci sono stati senegalesi, nigeriani, marocchini. E comunque, adesso, ogni imprenditore è libero di fare la propria scelta. Ognuno, per usare un termine in voga, è padrone in casa sua. Anche di essere solidale».

Con la garanzia, però, di essere pagato per l’accoglienza. «Parliamo di 35 euro al giorno a persona, per pensione completa. Che diventano 32,5 euro considerando il ‘pocket money’ che spetta al migrante. Mi creda, chi parla di business, di fronte a queste cifre, è fuori strada».