Morta un mese fa, ma non ancora sepolta

Bondeno, la storia dell’ucraina Irjna Sjvak, morta sola e al freddo. "Stiamo ancora cercando i parenti"

TRAGEDIA La presenza dei Ris pare aver escluso ogni ipotesi legata alla morte violenta. E’ stato un malore a colpire Irjna (Foto d’archivio)

TRAGEDIA La presenza dei Ris pare aver escluso ogni ipotesi legata alla morte violenta. E’ stato un malore a colpire Irjna (Foto d’archivio)

Ferrara, 3 gennaio 2018 - Invisibili Ma reali. Storie di identità, eclissate nel nulla come le loro vite. Nessuno, dopo un mese, ha ancora riconosciuto il corpo. Giace in una cella frigorifera senza sepoltura. C’è una solitudine che tuona. I capelli rossi, alta, bella, consumata dagli anni e da una vita difficile, impregnata di alcol e di persone sbagliate. In molti in paese la incontravano. Irjna Sjvak, aveva 51 anni. E’ stata trovata morta un mese fa davanti ad una casa abbandonata, dove si rifugiava. Nel cuore di una città. Poco dopo Borgo San Giovanni, tra via Borgatti e via Napolenica. E’ centro storico. Uno stabile ancora oggi delimitato dal nostro rosso per non entrare, di proprietari che evidentemente non sapevano, o non vedevano.

Irjna Sjvak viveva nel freddo, senza luce e riscaldamento. Prima insieme ad un uomo, poi da sola. Se ne era andato un mese prima. Lontano. Chi la conosceva racconta che quell’uomo che lei amava tanto, la picchiava. Forte. E così lei fuggiva. Andava da un amico, in paese, che la accoglieva e dove ancora oggi restano, molte delle sue cose. Magliette, biancheria.

"Le portava da me perché nella casa e sulla strada dove stava – racconta – gliele avrebbero rubate. Ho ancora le sue borse. E’ come se dovesse tornare da un momento all’altro, ma non è così. Mi manca molto, Mi ha dato tanto – dice – . Arrivava è restava alcuni giorni. Cucinava, mi puliva un po’ la casa. Si scaldava e mangiava, dormiva per riposarsi. Poi tornava nel suo vuoto. Diceva che doveva dare da mangiare ai gatti".

La presenza dei Ris, arrivati sul posto nel giorno stesso del ritrovamento del cadavere, pare avere escluso ogni ipotesi legata alla morte violenta. Un malore dunque, il crollo, su quel marciapiede dove nascosta da muri e alberi, trascorreva il tempo. L’amico racconta che "era di Kiev – dice – ma i documenti glieli avevano rubati da un pezzo. Aveva una figlia che sentiva al telefono ogni tanto. Nessun legame vero con la famiglia".

Arrivata in Italia con i sogni, se ne è andata nel vuoto. "Faceva la badante di tanto in tanto, ma non era in regola, non aveva il carattere e non bastava per vivere".

Intanto dal Municipio, dagli uffici ai quali non si era mai rivolta per chiedere aiuto, una conferma: "Come prevede l’iter normativo e procedurale – spiega l’assessore ai servizi sociali Cristina Coletti – gli uffici si stanno occupando di questa vicenda. Insieme alla medicina legale si sta tentando di rintracciare i parenti. Solo nel caso ci fosse il totale disinteressamento da parte dei parenti eventualmente rintracciati, il mio assessorato potrà occuparsi della sepoltura a spesa del Comune".