Natale, il presepe a Palazzo degli Specchi di Andrea Amaducci / VIDEO

L’artista ferrarese crea una installazione contemporanea ambientata nelle periferie, dove l’unica cosa normale è la Sacra Famiglia

Il presepe di Andrea Amaducci ambientato a  Palazzo degli Specchi

Il presepe di Andrea Amaducci ambientato a Palazzo degli Specchi

Ferrara, 8 dicembre 2016 - E se il palazzo degli Specchi fosse occupato... dalla Sacra Famiglia? La scena sconvolgente prende forma nel presepe più originale di questo Natale. L’idea è dell’artista Andrea Amaducci e di Maria Ziosi, che nella cantina di casa in via Capo delle Volte 56 hanno costruito una vera natività ma in chiave ferrarese, in cui i tradizionali protagonisti sono accerchiati da un’umanità variopinta e contemporanea.

Il bambinello, Giuseppe e Maria, bue e asino, continuano a trovare porte chiuse e hanno rifugio nella ‘stalla degli Specchi’. Attorno, il paesaggio urbano racconta di una Ferrara delle periferie e di greggi che la popolano.

Al Castello sono state preferite le ciminiere del petrolchimico e le torri del grattacielo. Gli abitanti hanno il volto ‘alienato’ dell’estetica di Amaducci, dell’uomo tratteggiato solo in superficie.

Nel presepe, però, i volti sono riconoscibili. Ecco un capo pastore al comando di una truppa che militarizza il territorio, ‘Naomo’ Lodi. Proprio così, il leghista dalle maniere forti guida con fare vichingo un fronte ruspante di soldatini ovviamente verdi. Di fronte pascola un gregge educato che imbraccia solo libri ma comunque non disdegna il cannone: è la pe(n)sante macchina da guerra dell’Arci. Sta lì «per il suo monopolio culturale. Sono uno schiacciasassi. Non si riesce a vedere altro che non esca da loro». A capo delle pecore colte la statuina del vicesindaco Massimo Maisto, che della cultura targata Arci è storicamente estrazione. Il terzo esercito è di mutanti: le luci della centrale elettrica sono il suo ricovero e vate il cantautore Vasco Brondi.

In questo scenario sono cambiati pure i mestieri: nel banchetto del falegname c’è il fotografo Mustafa Sabbagh, la blogger col bastone per i selfie, la gallerista, il designer, il critico d’arte.

I re magi, invece, vanno in bici: provocatoriamente, sono gli spacciatori del quartiere Gad.

Non tutto è iperbole politica, sguardo critico, o ammiccamento nel presepe alieno inaugurato oggi (e visitabile nei fine settimana dalle 18 alle 20 fino all’8 gennaio): «Preponderante è la goliardia, però fermiamoci un attimo nella capanna e troviamo lì un punto comune. Nessuno vi punta i cannoni, e Maria, Giuseppe, e Gesù sono intonsi, innocenti. L’unica cosa normale è la famiglia. Il Natale è nel fare il presepe. Che in fondo è l’installazione più vecchia di tutte!», dice l’artista.

In effetti, l’atmosfera da grotta che ci si aspetta non manca: una fucina seminterrata con gli arnesi del lavoro e del falegname alle pareti. E la neve dov’è? «La portano i re magi», dribla Amaducci. Sappiamo di quale si parla.