Aguscello, la ‘giostrina del mistero’ andrà in Svezia

Rimossa dall’ex ospedale psichiatrico infantile verrà utilizzata in uno spettacolo teatrale sull’olocausto

L’ex manicomio infantile è meta ininterrotta dei ‘cacciatori dell’occulto’

L’ex manicomio infantile è meta ininterrotta dei ‘cacciatori dell’occulto’

Ferrara, 4 giugno 2016 - La giostrina del mistero lascia Aguscello. Abbandona, sia pure temporaneamente, l’anima inquietante dei fantasmi che la farebbero cigolare, come un lamento di morte. E parte per la Svezia. Destinata a diventare il simbolo di altri dolori: l’olocausto, e l’orrore dei gulag. Lo scheletro arrugginito della grande ruota e dei seggiolini contorti, ha infatti ispirato un attore e regista scandinavo, Robert Jakobsson, che la prossima settimana arriverà a Ferrara e d’intesa con la Croce Rossa – proprietaria dell’ex ospedale ‘pedagogico’, chiuso dagli anni Settanta e frequentato intensamente dai cacciatori dell’occulto –, preleverà la giostrina proprio per utilizzarla nella scenografia di uno spettacolo in fase di allestimento.

«Conosco bene Ferrara, ho lavorato lì qualche anno con il Teatro Nucleo – racconta Jakobsson, direttore artistico del Teater Albatross di Gunnarp –; qualche settimana fa sono tornato, alla ricerca delle mie radici artistiche». Ed assieme ad un amico artista, Fabrizio Bonora, Jakobsson è passato davanti all’antico ospedale dismesso da anni; incuriosito, ha preteso di entrare nel fitto giardino, passando nel varco della recinzione. L’amico gli ha riferito le leggende che incombono sull’edificio; l’eco di morti misteriose, di sofferenze indicibili, di bambini martoriati, ha fatto breccia nel suo istinto.

«Sto completando il copione del nuovo spettacolo, che racconta le sofferenze dei bambini in fuga dalle guerre – prosegue l’attore e regista svedese –; e così ho chiesto di poter avere quella giostrina che rappresenta un segno eloquente della felicità e del terrore». Il permesso, da parte dei referenti della Croce Rossa, è stato accordato; appunto per i fini artistici, ed a condizione che la rimozione della giostrina avvenga nella completa sicurezza, e che dopo aver smurato la dependance dell’antica villa in cui si trova quel gioco inutilizzato da decenni, l’artista svedese provveda a ripristinare la parete. Poi sul ritorno a Ferrara della giostrina, se ne parlerà alla fine dello spettacolo: «Io sono convinto che rappresenterà uno degli elementi più evocativi dell’allestimento scenico – garantisce Jakobsson –, vederla mi ha procurato un’emozione enorme».