Omicidio a Copparo, "sembra di vivere in un film ma non ce la facevo più"

Le lacrime di Lara Mazzoni dal carcere di Bologna

Mirko Barioni e Lara Mazzoni (Businesspress)

Mirko Barioni e Lara Mazzoni (Businesspress)

Copparo (Ferrara), 6 giugno 2017 - «Non ce la facevo più. Mi deve credere. Era diventato tutto troppo...». Non smette di piangere un attimo Lara Mazzoni e ripete quella frase come un mantra quasi se il suo incubo, sabato notte, fosse finito. Finito dopo che la sua mano si è armata di un coltellaccio da cucina per poi conficcarsi tre volte nel corpo del convivente, Mirko Baroni. «Mi sembra di vivere in un film – dice ora davanti all’avvocato Rita Gavioli che la difende con il collega Fabio Anselmo –, ma non ne potevo più di lui. Di vivere in quel modo, di soffrire». Quarantacinque anni lei, Oss in una casa protetta di Migliaro, trentanove lui, rappresentante di commercio di Copparo; una figlia di due anni in comune e un’altra di quindici avuta da un precedente rapporto della donna. Una vita normale, devastata per sempre sabato al termine di una giornata altrettanto normale vissuta al mare, prima in spiaggia e poi incollati davanti al maxi schermo dello Chalet alle Nazioni a tifare Juventus. 

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L’ULTIMA LITE. «Abbiamo litigato ancora una volta – continua la donna –, ma ormai era diventata la normalità». Qualche parola grossa tra i due era volata già nel locale dei lidi, poi il battibecco era proseguito durante il tragitto in auto verso Ambrogio, dove la coppia viveva. «La discussione – spiega un inquirente – in macchina è degenerata». Davanti ai figli e al fidanzato quindicenne della più grande. L’auto aveva deciso di guidarla proprio Lara Mazzoni perché il compagno aveva alzato un po’ il gomito. «E quando questo accadeva, finivamo spesso per discutere». 

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VIA ROSSI. I cinque arrivano ad Ambrogio, la situazione è diventata incandescente. I ragazzini seduti dietro non sanno cosa dire, come comportarsi, che fare. Una volta nel cortile della casa di via Rossi 3, Lara Mazzoni si infila veloce tra le quattro mura, raggiunge la cucina, da un cassetto estrae un coltello e torna fuori. Punta dritto verso Barioni, non esita. La sua mano è velocissima, i fendenti si susseguono uno dietro l’altro. Tutto questo davanti agli occhi dei due ragazzini quindicenni, tanto che sarà proprio il maschio il primo ad aiutare Baroni cercando di tamponarne le ferite con la maglia della Juve che l’adulto aveva addosso. Tutto inutile. «Non ho capito più niente – continua la donna sotto choc –, ma volevo solamente porre fine a tutto quanto. Non ce la facevo più...». 

DIFESA. «Ci troviamo davanti ad una donna distrutta e molto provata», l’unico commento dell’avvocato Anselmo che domani (alle 9) presenzierà in tribunale all’udienza di convalida. Oggi invece, dopo il conferimento dell’incarico del pm Isabella Cavallari al medico legale Donatella Fedeli, comincerà l’autopsia. Intanto dal passato della coppia (tra il 2011 e il 2014) emergono episodi molto difficili, tra questi alcune querele - poi ritirate - che la donna avrebbe sporto contro il compagno per via di alcuni litigi molto violenti. Materiale che i carabinieri di Copparo e la procura saranno chiamati a verificare con attenzione nelle prossime ore. «È finita, – le prime parole in lacrime dette davanti ai militari dopo la mattanza – è finita questa maledetta situazione». 

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