Omicidio di Giada Anteghini, il fratello: "Contro di noi solo malagiustizia"

Undici anni dopo la morte della ragazza. L’ex marito condannato a 20 anni, poi assolto in appello. La procura non impugnò e la sentenza divenne definitiva

Giada Anteghini è stata uccisa a 27 anni: la madre mostra una foto (Businesspress)

Giada Anteghini è stata uccisa a 27 anni: la madre mostra una foto (Businesspress)

Ferrara, 23 gennaio 2017 - C’è una famiglia che dal 2004 aspetta in silenzio. Da quella maledetta notte del 24 novembre quando Giada Anteghini, 27 anni, venne aggredita nel sonno da una mano ancora ignota. «La giustizia? – attacca con rabbia Simone, il fratello – E cos’è? Contro di noi solamente malagiustizia. Per la giustizia italiana mia sorella, forse, si è uccisa da sola».

Una storia assurda, quella di Giada, con colpi di scena continui ma senza mai un finale. Due persone sotto inchiesta, una delle quali, l’ex marito Denis Occhi, condannata a 20 anni in primo grado, assolta in appello, con la sentenza diventata definitiva perché mai impugnata. «Mi domando il perché di questa differenza tra primo e secondo grado – continua Simone – Se per il tribunale di Ferrara le prove c’erano, perché per Bologna contro Occhi non c’era nulla? Siamo passati da 20 anni a 0. E la procura perché non ha mai impugnato quella sentenza?».

Un caso che, se fosse accaduto in una grande città, forse farebbe ancora parlare talk show e telegiornali, invece tutto, lentamente, sta per essere dimenticato. Non per la famiglia, per il fratello, la mamma Maria Emanuela Natali, la figlia della ragazza, Giorgia. Esattamente 11 anni fa, il 23 gennaio 2006 dopo oltre 400 giorni di coma vegetativo, a Valle Oppio si spegneva Giada Anteghini. La sua vita venne spezzata la notte tra il 23 e 24 novembre 2004 quando una mano assassina la colpì a Jolanda di Savoia, nell’abitazione di via Colombara Nuvolè. Mentre dormiva. Lei era nel suo letto, Giorgia, la figlioletta di quattro anni, nella stanza accanto. Qualcuno fece irruzione, le puntò la testa con un oggetto contundente mai ritrovato e fuggì.

Da quel momento l’aggressione si trasformò in un caso giudiziario. Il giorno seguente venne arrestato l’ex marito, Denis Occhi, muratore di 32 anni. Confessò, poi ritrattò, venne liberato. Nei mesi successivi finì indagato anche il convivente Maurizio Fiore (fu lui a ritrovare Giada, al rientro in casa, e a dare l’allarme. A ottobre 2006 morì in un incidente in moto a Migliarino, ndr). Mentre la posizione di Fiore venne archiviata quasi subito, per l’enigmatico Occhi, «socialmente pericoloso» secondo i periti, invece cominciarono i viaggi tra carcere e tribunale. Vent’anni in primo grado, assolto in appello.

L’ultimo colpo di scena, i primi di gennaio 2010 quando si presentò in questura per confessare: «L’ho uccisa io e voi non avete mai capito un c...». Ma ritrattò ancora una volta e davanti a giornali e tv stravolse l’ennesima versione: «Ho confessato per fare piacere alla polizia». Per il codice di procedura penale, una persona già condannata o assolta non può essere processata una seconda volta per lo stesso fatto, anche se muta il titolo del reato. Oggi Occhi, così, è un uomo libero, per lo Stato italiano innocente a tutti gli effetti. Non è finita. Nel 2012 Occhi è stato assolto anche nel processo che lo vedeva imputato per vecchie minacce a Giada prima della tragedia. Motivo? Intervenuta prescrizione. «Riaprire il caso? – sussurra Simone – Undici anni dopo chi ci crede più?».