Omicidio del Po, l’esecuzione del barista davanti agli occhi di una bimba

L’accusa a carabiniere e compagna. Prelievi per simulare una rapina Il movente rimane un mistero: trappola o pista passionale

Il sopralluogo di carabinieri e vigili del fuoco (foto Donzelli)

Il sopralluogo di carabinieri e vigili del fuoco (foto Donzelli)

Ferrara, 7 giugno 2016 - L’OMICIDIO, poi i prelievi con il bancomat della vittima (forse) per simulare una rapina. Pezzi del puzzle che procura e carabinieri di Rovigo hanno messo assieme per ricostruire l’omicidio del barista rodigino Antonio Piombo, il cui corpo era stato trovato il pomeriggio di venerdì 27 maggio in golena a Garofolo, a due passi da Canaro. E l’indagine ora è a una svolta con due persone fermate e accusate dell’assassinio. Salvatore Ciammaichella, 44 anni romano, maresciallo in forza alla Stazione carabinieri di Cento, ma da diversi mesi in aspettativa per malattia; e la sua compagna Monia Desole, pavese di 41 anni, residente a Cento ma domiciliata con il militare a Frassinelle Polesine.

DOPPIO FERMO. Pesanti come macigni le contestazioni che il pubblico ministero Fabrizio Suriano ha impresso nel fermo d’indiziato di delitto, eseguito sabato in centro a Canaro. La coppia deve rispondere di omicidio aggravato e di utilizzo indebito del bancomat rubato a Piombo; il militare, anche di detenzione abusiva di una pistola Mauser calibro 7.65, arma dalla quale sarebbero partiti i due colpi (all’addome e alla testa) che hanno ucciso il barista sessantenne. Non solo. A rendere ancora più terribile il film, è l’aggravante (l’articolo 61 quinquies) contestato alla coppia: l’aver commesso il fatto alla presenza di una bambina di 8 anni, figlia della Desole, la quale – sempre stando alle accuse – nel momento degli spari si trovava nella Peugeot 307, auto di proprietà di Ciammaichella. La piccola sarebbe già stata addirittura sentita dagli inquirenti.

GLI ORARI. Ventisei maggio, mezzanotte. Piombo viene visto entrare in un bar di Polesella dove vi rimarrà una quarantina di minuti. Poi sale sulla sua Punto, una telecamera lo ‘pizzica’ mentre imbocca la Destra Po. Qui sparisce. A differenza dell’auto che si rivede attorno all’1.35: alla guida c’è un uomo molto più giovane di Piombo e snello. Subito dietro alla Punto cammina una Peugeot 307 cabrio condotta da una donna; mezzo intestato a Salvatore Ciammaichella.

BOLOGNA. I minuti passano, altre telecamere fotografano il passaggio degli automezzi come quelle di Guarda Veneta (1.43). Qui però la Punto viene abbandonata (e ritrovata poche ore più tardi). A correre adesso è solo la Peugeot, questa volta con due persone all’interno. Dal Veneto si passa velocemente all’Emilia: alle 4.27 la cabrio del carabiniere transita in via Zanardi a Bologna. Si ferma davanti a un bancomat, scende una donna con felpa e cappuccio e preleva poco più di 100 euro con la tessera di Piombo. Dieci minuti più tardi è già in autostrada, avvistata al casello di Bologna Arcoveggio, mentre alle 5.15 a Canaro.

FINALE EMILIA. Si arriva al pomeriggio del 27 quando, poco dopo le 17 sulla spiaggetta di Garofolo viene trovato il cadavere del barista. La notizia circola in fretta, la Peugeot ritorna a muoversi e questa volta la direzione è Finale Emilia dove, sempre la stessa donna, viene ripresa dalla videosorveglianza di una banca effettuare un prelievo pressoché identico al precedente. Due raid per un totale di 250 euro. Oltre alle immagini, gli inquirenti avrebbero in mano anche un altro elemento forte contro la coppia: decine di intercettazioni telefoniche. Secondo alcune indiscrezioni, nei giorni immediatamente successivi al delitto, Ciammaichella avrebbe tentato di vendere l’arma.